Cammino per Myspacelandia già da una mezz’oretta ma non trovo niente di interessante. Il sole è verde come al solito e l’aria è fresca. Poi, a un certo punto, quando sono già pronto a levarmi la maschera nera da coniglio e tornarmene a piccoli saltelli nel mondo reale mi imbatto in una canzone fantastica: “5 Verses”.
Una drum-machine in loop e una chitarra elettrica che mozzica piccoli riff per una storia d’amore raccontata in una maniera che più lo-fi e romantica non si può. Le orecchie di tutti i conigli che sono nei paraggi si alzano incuriosite dalla melodia e improvvisamente vedo dall’altra parte questo soggetto che mi fissa col nasone e gli occhiali e una pettinatura perfettamente degna di una denuncia ai carabinieri.
Jeremy Warmsley a prima vista (ma anche a una seconda vista e ovviamente anche a una terza) sembra un secchione dalla faccia allungata, uscito sconfitto da una battaglia contro gli anni ottanta. La sua musica invece è un perfetto incrocio tra la leggerezza compositiva pop di un norvegese d.o.c. come Sondre Lerche e un miscuglio di generi e sensazioni targato Beck Hansen. Graham Coxon non punk pop ma qualcos’altro. Qualcosa di più sofisticato. Campanelli, cori angelici, stop and-go, un pianoforte suonato bene, campionamenti (tanti campionamenti) e un gusto per l’orchestralità veramente ammirabile. Ho l’impressione di trovarmi di fronte a un ragazzo che ha ascoltato i Queen e i Beatles per gran parte della sua vita e poi improvvisamente dopo aver comprato i primi due dischi di Beck ha provato ad unire questi tre elementi, ma senza una vera band alle spalle. Solo con l’aiuto di un computer e di qualche amico che disgraziatamente capitava per caso nei pressi di casa sua. Qualche ragazzo che di pomeriggio ha provato a suonare il campanello sulla porta per scroccare a Jeremy una merendina e una tazza di latte freddo per merenda e si è ritrovato invece, senza neanche sapere perchè, qualche strano strumento mezzo rotto tra le mani e Jeremy che gli dice “Adesso mi devi aiutare a finire un brano”. Il risultato però è più che convincente (continua a venirmi in mente anche Ariel Pink). Una promessa che verrà presto mantenuta. Ne sono sicuro. Il seguito di “The Art Of Fiction” è già pronto, anzi, forse è già uscito ( a seconda di quando avrete davanti agli occhi questa pagina). In tutti e due i casi, comunque, vi consiglio di segnarvi da qualche parte il nome di questo ragazzo.
Band Site
MySpace
2. I Promise
3. I Knew That Her
Face Was A Lie
4. 5 Verses
5. The Young Man
Sees The City As A Chessboard
6. I Believe In The Way You Move
7. Jonathan & The Dark Tree
8. Modern Children
9. A matter Of Principle
10. If I Had Only
11. Hush
JEREMY WARSMLEY su IndieForBunnies
Recensione “HOW WE BECAME”