Cosa succede se unisci il post punk con il garage rock? Effettivamente non è una domanda che mi son mai posto, anche perchè non ho mai avuto occasione di farmela, però, ora che ci sono, beh, una risposta esiste e si chiama Rude Dude and the Creek Freaks.

Un bel miscuglio, se non un “bel casino” (passatemi i termini tecnici): ci sono tanti generi all’ interno del loro sound, non solo i due macrocosmi segnalati prima (io ci metterei pure una punta di stoner e perchè no, della sana e rumorosa psichedelia), cosa che potrebbe farci ricordare, più o meno un sacco di altre band, ma i nostri ragazzi dimostrano un loro stile, quindi diciamo che, per ora, non esiste un problema di personalità .

Per quanto riguarda i pezzi, beh, non saprei, nel senso che hanno qualcosa di particolare, che ti intriga, ma allo stesso non aspettatevi qualcosa d’incredibile o d’innovativo. In genere i pezzi sono abbastanza tranquilli, niente di troppo eccessivo oppure violento, come ad esempio “Tiptoeing in the Garden”, ma sanno condurci per ottime derive strumentali, come dei Doors, meno blues ma decisamente più garage. Non chiedetemi il perchè, ma la voce del cantante mi ricorda, a tratti, Michael Gira, mi sa che ho problemi.

I Rude Dude and the Creek Freaks non sono male quindi e il mio giudizio è leggermente più alto rispetto alla media, perchè penso proprio che possano ancora crescere come musicisti.

Critica tra 3…2….1…..
Non capisco una cosa. Il loro album si trova solo su Spotify e Soundcloud, ma, per ora, niente Bandcamp (qui si trova ad esempio “Acid Bath” del 2017) e la cosa un po’ mi spiace, perchè, senza nulla togliere alle altre piattaforme, per un gruppo undreground, trovo che Bandcamp sia la vetrina ideale. Vabbè, sono scelte.