Vatti a fidare di quei simpaticoni dei Bloodbath. Non hanno un’ottima cera, ma finalmente sono tornati. Eppure quattro anni fa ci avevano fatto credere di voler chiudere definitivamente i giochi con un “gran funerale morboso”: “Grand Morbid Funeral” del 2014, almeno secondo i piani, avrebbe infatti dovuto essere l’ultimo chiodo sulla bara del supergruppo con base a Stoccolma. A spingere al dietrofront questi cinque pesi massimi del death metal più truculento e sanguinario è stato il desiderio di tradurre in musica l’attuale periodo storico, dominato da caos, incertezze e paure di ogni tipo; neanche fossimo diventati i protagonisti di un episodio di “Black Mirror”, per dirla in parole povere.
Sono loro stessi a farci il quadro di una situazione tutt’altro che rosea nel comunicato stampa che accompagna l’uscita di “The Arrow Of Satan Is Drawn”: tra leader mondiali che lanciano minacce di attacchi nucleari racchiuse nei 140 caratteri di Twitter, capitalismo sulla via dell’autodistruzione, proliferare di device elettronici in grado di controllare e influenzare ogni aspetto delle nostre vite e cambiamenti climatici che sembrano volerci letteralmente guidare tra le braccia dell’estinzione, non poteva esserci momento migliore per questa marcissima “ode al sudiciume” del mondo.
Stando alle parole del chitarrista Anders ‘Blakkheim’ Nyström (già membro dei Katatonia), le dieci tracce contenute nella quinta prova in studio dei Bloodbath rappresentano la colonna sonora ideale per l’inarrestabile marcia del genere umano verso la rovina. Inutile dirvi che l’ottimismo non è mai stato una prerogativa dei nostri: d’altronde, basta guardare le facce del quintetto (oltre a Nyström abbiamo Nick Holmes dei Paradise Lost alla voce, Joakim Karlsson dei Craft alla chitarra, il cantante dei Katatonia Jonas Renkse al basso e Martin Axenrot degli Opeth alla batteria) per capire di avere a che fare con gente che non ha mai avuto tanto voglia di scherzare. E qui ce lo confermano per l’ennesima volta, regalandoci uno dei loro album più ruvidi, cattivi e violenti di sempre.
I proclami apocalittici della band, in fin dei conti, non sono poi così campati per aria come si potrebbe credere. In un’epoca in cui spesso capita di ascoltare death metal iper-tecnico, annacquato o sovraprodotto, “The Arrow Of Satan Is Drawn” punta tutto su una pesantezza ai limiti del sostenibile che ci riporta alla mente i tempi d’oro della scena scandinava, quella cui appartenevano colossi del calibro di Entombed, Grave e Dismember. Quaranta minuti di pura macelleria sonora che non lasciano un attimo di tregua, con tanto di feroci incursioni in territori death “‘n’ roll, thrash (“Wayward Samaritan”, “Warhead Ritual”) e black (“Fleischmann”, “Deader”).