1999.

Il britpop, fenomeno planetario, ha già  mostrato i primi segni di cedimento; magari non tutti se ne stanno accorgendo ma ci sono eccome: “This is Hardcore” dei Pulp fu un passaggio abbastanza controverso e prodromico  di una crisi creativa incombente, McCabe è uscito dai Verve che si scioglieranno ufficialmente il successivo Aprile, mese in cui uscirà  pure “Head Music” dei Suede che rappresenta il primo  vero e proprio passo falso della band di Brett Anderson.  Che dire poi dei pesi massimi Oasis e Blur? I fratelli Gallagher cominciano a far parlare di loro più per il (già  noto,  à§a va sans dire)  carattere turbolento che per la loro musica, nonostante il mastodontico tour seguente all’uscita di “Be Here Now”, e sempre nel 1999 gli storici Bonehead e Paul McGuigan  lasciarono la band: il successivo “Standing of The Shoulder of Giants” fu deludente. I Blur invece si allontanarono dalle orbite tipiche del genere, ed il successivo “13” sarà  all’insegna della sperimentazione e di nuove alternative sonorità , con sia Albarn che Coxon già  comunque proiettati su, o che comunque consideravano,  progetti  all’infuori della band  .

Ma la voglia di sentire ancora del guitar rock abbinarsi alle melodie pop è ancora alta, nel Regno Unito e non solo: i venti sono agitati, ma il terreno è fertile. Ecco quindi che gli Stereophonics, già  Brit Award nel 1998 come miglior gruppo emergente, piazzano il loro secondo album, da molti ritenuto il migliore: “Performance and Cocktails”.

Chitarre grezze a spalleggiare la voce rauca di Jones, melodie e ritmica, energia e densità , vivacità  e freschezza: i gallesi piazzano un album contagioso, senza orpelli, diretto, elettrico ma pensato con la chitarra acustica in braccio, che vede quindi il connubio di frizzanti scariche rock con ballate più profonde e meditative.  Gli Stereophonics  si prendono la testa della UK Charts, sparano tre singoli nelle prime 5 posizioni (“The Bartendere and The Thief”, “Just Looking” e “Pick a Part That’s New”) vendendo, ad oggi, qualcosa come 3 milioni di dischi.

E’ il post britpop, che annovererà , almeno nei primi anni, altri nomi come Travis, Starsailor, Keane e Coldplay. Con gli Stereophonics che, negli anni successivi, dimostreranno di essersi meritati le attenzioni degli esordi tra album riusciti e – soprattutto- cariche e coinvolgenti esibizioni live che ancor’oggi li contraddistinguono.

Stereophonics – Performance and Cocktails
Data di pubblicazione: 8 Marzo 1999
Tracce: 13
Lunghezza:  50:55
Etichetta:  V2
Produttori: Bird & Bush

Tracklist:

1. Roll Up and Shine
2. The Bartender and the Thief
3. Hurry Up and Wait
4. Pick a Part That’s New
5. Just Looking
6. Half the Lies You Tell Ain’t True
7. I Wouldn’t Believe Your Radio
8. T-Shirt Sun Tan
9. Is Yesterday, Tomorrow, Today?
10. A Minute Longer
11. She Takes Her Clothes Off
12. Plastic California
13. I Stopped to Fill My Car Up