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Come un ghiacciolo che ti viene a salvare nel mezzo di un torrido pomeriggio estivo, così la freschezza di questo disco risolleva lo spirito appesantito dalla vita. Imbevuti di una corroborante dose di tutto il college-rock targato anni ’90, i quattro newyorkesi, dopo aver pubblicato un timido ep di lancio, si fanno notare da Chris Zane, arguto produttore già al lavoro con Le Savy Fav, White Rabbits ed Asobi Seksu. Zane lavora sull’energia del gruppo, la modella, la incanala e ne tira fuori le ampie potenzialità , che sono quelle di una band capace di scrivere ottime canzoni, unendo l’orecchiabilità ipnotica degna dei migliori palcoscenici radiofonici con una spiccata personalità che emerge da testi colorati da storie minime di personaggi ora inventati come le avventure di un tassista del Bangladesh ora reali come le dissavventure quotidiane di un qualsiasi ventenne del globo terracqueo. Andrew Wood ha una lucente voce vibrante di gioventù con tonalità da perfetto attore pop, che ben s’intreccia coi bellissimi incastri chitarristici mai banali che sapientemente dialogano con un synth ed una sezione ritmica in perfetto assetto astrale col nobile scopo di smuovere culi e rendere di buon umore cieli annebbiati da pesanti nuvole di passaggio. E’ sicuramente un piacere notare come, nel bel mezzo di “Half A Cent”, riverberi dei primi R.E.M. pescati in zona “Murmur” facciano capolino mischiandosi con deliziosi riff pop-rock figli della chitarra gocciolante di Jon Crockett. |
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