Se il buongiorno si vede dal mattino, beh, il 2019 sarà un anno magnifico per il guitar-pop. I canadesi Tallies mantengono quanto di buono ci avevano promesso nel 2018, grazie a dei singoli magnifici, pubblicando un esordio incantevole, che farà la felicità di chi apprezza il guitar-pop degli anni ’80. Sfidiamo chiunque a chiudere gli occhi, senza guardare la data d’uscita del loro album omonimo, e dire subito a che epoca musicale o a quali band conduce questo sound.
I nomi più gettonati, inevitabilmente, saranno Sundays, Smiths e Aztec Camera, ma scommettiamo che più di uno non riuscirà a non citare la creatura musicale di Elizabeth Fraser, Robin Guthrie e Symon Raymonde, ovvero i Cocteau Twins. Stiamo esagerando? No, vi assicuriamo che i nostri piedi sono ben piantati al suolo e non siamo in vena di scherzi: i Tallies sono giovanissimi, ma creano musica da veterani, con quella capacità di entrare dritti al cuore che solo i migliori hanno.
Spigliati e melodici, tanto dolcemente jangle quanto malinconicamente dream-pop: la nostalgia ci assalirà immediatamente, ma guai ad etichettarli come mere e semplici copie di un passato glorioso, perchè queste 11 canzoni mettono in luce un’attitudine sincera e personale che brilla forte e caparbia. E’ una tradizione magnifica e intensa quella portata avanti dai Tallies, con amore, dedizione e una scrittura superba. Impossibile non amarli.
Con piacere scambiamo due chiacchiere con la band alla vigilia (11 gennaio) della pubblicazione del loro album “Tallies” via Hand Drawn Dracula.
Ciao ragazzi, come state? Da dove ci state scrivendo?
Ciao, ti stiamo scrivendo da Toronto, Ontario, Canada. Per essere più precisi, siamo in una macchina. E stiamo molto bene, grazie.
Siamo all’inizio del 2019. è tempo di fare una veloce analisi. Come giudicate il vostro 2018?
Il nostro 2018 è stato spettacolare. Abbiamo realizzato e competato il nostro album di debutto e abbiamo creato un team di cui siamo davvero orgogliosi. Abbiamo fatto un sacco di concerti e ci stiamo preparando per un anno ancora più grande.
Domanda banale, lo so, ma potete dire ai nostri lettori quando avete iniziato a fare musica insieme?
Dylan e Sarah hanno scritto musica insieme dal college (2015). I Tallies hanno iniziato a fare musica insieme solo dallo scorso anno (2017).
Mancano pochissimi giorni alla pubblicazione del vostro primo album: come vi sentite?
Eccitati, per non dire altro. Sembra che il nostro uccellino stia per sbattere le ali per la prima volta. Ah ah. Siamo ansiosi che la nostra musica arrivi e che la gente la potrà ascoltare.
La vostra musica incarna lo spirito degli anni ’80 ma ha anche una forte componente dream-pop. Sundays e Cocteau Twins sono i nomi che vedo spesso giustapposti alla vostra musica. Sono paragoni bellissimi. Ma in un singolo come “Mother” sento un suono che sembra venire dagli anni ’60, quasi surf-pop. E’ il segno che le influenze sono davvero varie nella tua musica, sbaglio?
Si certo, potresti sicuramente dire che ci sono molte altre influenze su questo disco. Prima dei Tallies suonavamo in una band il cuo sound segnava proprio un ritorno al pop degli anni ’50 / ’60. E questo appare ancora un po’ nel nostro songwriting attuale. Poi, se dobbiamo fare qualche nome nello specifico, beh, ti diciamo The Beatles, The Beach Boys, Dion e The Belmonts, Paul Anka e musica Doo-Wop in generale.
Quanto una città come Toronto, le vostre relazioni personali e la vostra vita quotidiana hanno influenzato la tua musica?
Toronto ci ha tenuti occupati, da sempre. I nostri amici sono tutti in vari gruppi, Twist, Elsa, Sahara, Beliefs, Taylor Knox, Crazy Bones, Witchrot, Brenda, Gloin…solo per citarne alcuni. Ah ah. C’è così tanta musica diversa a Toronto e sopratutto c’è una vera comunità musicale. Supportare arte ed emozioni reciproche, se sostenuti anche da altri artisti, beh è stato davvero edificante. La nostra musica è fortemente influenzata dalla nuova musica che i colleghi di questa comunità condividono e che noi stessi ascoltiamo per la prima volta. Le relazioni personali assumono un ruolo importante nel songwriting di Sarah. Cerchiamo di cogliere sentimenti ed emozioni innescati dal passato, ma anche di gestire i pensieri e gli impegni quotidiani con le persone.
Ho appena ho visto la copertina dell’album e, beh, ho immediatamente pensato agli Smiths e Morrissey…
Gli Smiths sono una delle band che ha maggiore influenza su di noi. Morrissey stesso poi ama l’innocenza e la purezza dei fiori, come noi. I fiori sono usati per tutte le occasioni: nelle celebrazioni, ma anche nella sofferenza. Amiamo i molti significati dietro la loro bellezza.
In questi ultimi anni (troppo spesso) ricorre il pensiero che le chitarre, nella musica rock, siano ormai superate. Un disco come il vostro, per fortuna, mostra il contrario. Per voi un nuovo modo di fare musica rock potrebbe partire dall’abbandono delle chitarre?
A noi sembra che le chitarre siano usate in ogni genere musicale. A volte possono essere mascherate, mescolate ad altri strumenti o modificate. La nostra verità è che non possiamo vivere senza di loro.
Vi piace passare molto tempo in studio?
Sì, il più possibile. Dylan (chitarra solista) e Stephen (basso) lo fanno come mestiere, loro registrano dischi. Lo studio è proprio dove avviene la magia.
Se ripensate alla registrazione del vostro album cosa vi sorprende?
La registrazione del disco ci ha aiutato a plasmare e perfezionare quei suoni che volevamo ottenere. Non ci aspettavamo di usare così tanti strati di chitarra me nemmeno altri strumenti o sintetizzatori. Ciò che è risultato dalle nostre sessioni di registrazione ci ha davvero colto di sorpresa. In modo positivo ovviamente.
Che cosa vi hanno insegnato le vostre passate esperienze musicali?
Sai, in realtà ci sentiamo come se stessimo costantemente imparando. Siamo ancora una band giovane e abbiamo ancora un sacco di strada da fare.
Grazie ancora per la vostra gentilezza ragazzi. Vi andrebbe di nominare il vostro disco preferito dell’anno scorso?
Grazie a te Ricky. te ne diciamo 4:
“Bad Behavior” – BRONCHO
“In A Poem Unlimited” – U.S Girls
“Antisocialites” – Alvvays
“Distancing” – Twist