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A volte mi chiedo come sarebbe stato senza Nick Drake. Lui era l’assoluto sospeso nel vuoto. A volte mi chiedo come sarebbe stato senza le storie della sconfinata provincia americana. Ascoltando Lesser Alvarez Gonzalez mi si forma in testa l’immagine di due strade che si intersecano. Strade vuote che delimitano distese verdi di erba bassa e paziente, con le parole che fluttuano nell’aria corcostante in attesa di essere raccontate in musica. In definitiva più Devendra Banhart che Nick Drake, il cubano d’adozione americana scrive un pugno di canzoni intime e godibili, che vanno ad infoltire il nutritissimo gruppo di artisti che ultimamente hanno imbracciato una chitarra acustica e hanno voluto raccontare qualcosa in chiave folk. Sarebbe potuto essere qualcosa di più, ma è arrivato leggermente in ritardo, per cui la sensazione di già sentito è forte dalla prima all’ultima nota. Un disco che si spiega in tre parole, consigliato agli appassionati del genere, mentre per coloro che navigano in questi mari soltanto di rado, il consiglio è di rivolgere altrove le proprie attenzioni. |
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