A due anni dall’esordio, “Don’t lie to the kids”, la giovane Julia Jacklin torna in scena con una produzione importante: dietro alla realizzazione di “Crushing” c’è Burke Reid, da tempo produttore di Courtney Barnett.
Sulle orme della sua compatriota, la Jacklin recupera le atmosfere indie di Angel Olsen con cui con condivide, oltre ad una bellissima voce, una femminilità carismatica.
“Crushing” raccoglie i frutti della sua recente esperienza con il successo. Questo le ha portato tante soddisfazioni ma altrettante disillusioni. Emerge, sin dal primo ascolto, un grande senso di sicurezza nato da una nuova consapevolezza non solo come donna ma anche come artista.
Ciò è evidente nel tipo di scrittura che, pur tradendo un immaginario un po’ naif e smorzato, osa di più nella forma e nei contenuti. La cantante si confronta con diversi tipi di amori e infatuazioni, raccontando storie, perfettamente calate nel ventunesimo secolo, da angolature inaspettate e con grande immediatezza.
“Don’t Know How to Keep Loving You” è l’epilogo di una bella storia d’amore (“I want your mother to stay friends with mine/ I want this feeling to pass in time“). Invece, “Turn Me Down” l’epifania di un amore che non c’è mai stato (“He took my hand, said I see a bright future/ I’m just not sure that you’re in it“).
Chitarra e voce dominano indiscusse e “Convention” e “Comfort” ne sono forse la prova più evidente: un paio di giri, nemmeno, accompagnano dolci e gentili linee melodiche in una sorta di ninna nanna.
“Head Alone” e “Pressure to Party” strizzano l’occhio alla Barnett e “When the Family Flies In”, invece, lascia spazio al pianoforte soltanto.
Nel complesso, il lavoro risulta omogeneo e molto piacevole ma, talvolta, scade nel monotono. Manca un po’ di sperimentazione e ciò è dovuto ““ ed è questo il pregio del disco- al grande attaccamento della Jacklin verso ciò che racconta.
Come ha detto la cantante stessa: “Ci sono stati dei grandi cambiamenti nella mia vita negli ultimi anni e ho trovato troppo stancante cercare di mascherare le cose con troppe metafore e giochi di parole. Ho soltanto voluto che tutto rimanesse scoperto e avere fiducia nel fatto che, soprattutto in un momento storico così inquieto, alcune persone vogliano sentire un po’ di vulnerabilità .“