Fumaretto è un Tyler Durden non violento, un po’ assonnato, al tappeto dopo un combattimento, insomma, in quel limbo dove la coscienza si fa disturbata. Li accomuna l’essere il fantasma di qualcun altro: Elia Billoni il primo, un anonimo impiegato il secondo.
Tyler Durden cerca di sovvertire il mondo, di cambiare le regole di una realtà che però non riflette la sua immagine, pone le basi per una rivoluzione. Dino è in coma, può capitare qualsiasi cosa, può crollare la borsa, cambiare governo: per lui è lo stesso, tanto non sente niente.
“Coma”, l’ultimo lavoro di Dino Fumaretto, è un viaggio frenetico in bianco e nero; la soundtrack di un film di Tim Burton dalle immagini spettrali. è un album fuori da ogni logica se non quella della mente di chi lo ha composto, proprio per questo azzeccato. Mai ripetitivo, mai scontato; dotato di una imprevedibilità che fa sudare freddo ad ogni brano.
Elia non ha nascosto che questa potrebbe essere l’ultima volta di Dino. Un po’ perchè si cambia, un po’ perchè gli argomenti, alla fine, sono sempre gli stessi, un po’ perchè è in coma, e non si sa cosa lo risveglierà , la scelta è comprensibile. Un sollievo, però, un saluto di questa caratura.
La collaborazione (in studio e live) con Iosonouncane è una svolta: si percepisce in ogni aspetto, ma entrambi sono bravi a non sovrastarsi.
L’intro di “Fiori di cantina” è un videogioco nerd pixelato, che con il passare dei secondi e dell’inquietudine diventa un creepy-game, “Sopra la mia testa” un film futurista in bianco e nero, dal montaggio frenetico, con quel click continuo della batteria che diventa un leitmotiv straniante. Ma se “Innocuo sogno di rivolta” è un brano post-punk, “Storia epica” è una suite elettronica, un viaggio steampunk tra una trama passata e suoni futuri.
Insomma, tralasciando l’aspetto citazionistico e metaforico, “Coma” è effettivamente un qualcosa di inedito inteso come nuovo, inimmaginabile. L’ascolto non è dei più agevoli e il tema, in questo, influisce parecchio, sebbene sia decisamente una scelta voluta.
Affrontare i propri demoni aiuta, così come sentir parlare di oscurità anche quando non si è in vena, soprattutto con una voce e una musica come quella di Dino Fumaretto.