La maledizione stavolta la porta il vento. Lonesome Southern Comfort Company: più interessanti degli Young Brothers Revival, più in acido di un ornitorinco, neri e maledetti come l’oscurità . Una produzione tutta svizzera che suona come la mela più marcia del sud degli Stati Uniti. C’è spazio anche per qualche accenno di italiano (un bel “Rudolph Giuliani”…ma quanto mi ami?!?” in “Original choir of the republican party”). Un disco di secoli fa che parla dell’assurdità dell’oggi: 15 tracce che cullano con i violini e disinfettano le tue ferite prima di tramortirti, ipnotizzarti con un suono grezzo, tagliato con l’accetta. Se solo gli Okkervil River avessero fatto un disco con queste sonorità “… . Non è tempo per i rimpianti. E’ tempo per altro. Un inno che profuma d’incenso e pian piano si trasforma in un piccolo vortice col retrogusto di spirito e tutto gira nel verso in cui non dovrebbe. I tavoli e le sedie girano in aria a volte. Osservi Neil Young seduto al banco del saloon con un grosso, grasso coniglio al suo fianco. Ridono i due. Poi spariscono giù nella tana. Prendete i Neutral Milk Hotel (o i Circulatory System) fateli sbronzare per bene e se si reggono ancora bene in piedi fategli suonare qualcosa di Ennio Morricone. Siete più vicini di mezzo metro adesso a immaginare la musica dei Lonesome Southern Comfort Company. Un disco che prende vita dal fondo di una bottiglia e arriva dritto dritto all’interno della mia top ten di fine anno. |
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