“When We Fall Asleep, Where do we go?” è un titolo per un disco curioso, espressivo, ma che ci pone, fin dal principio, molte questioni.
Se poi l’artista legata a questo lavoro si chiama Billie Eilish, ogni domanda è esponenzialmente più importante, in particolare oggi, in cui tutto il mondo sembra essersi fermato, in modo più o meno profondo, su questa diciassettenne statunitense. La sua ascesi (vista l’aura che la circonda) è iniziata nel 2016 con numeri incredibili ripartiti tra Soundcloud, Spotify e You Tube.
Billie Eilish si è imposta, sin dalle prime battute, come regina della liquidità totale.
Ritrovarci a parlare di un disco “ufficiale” dopo anni di singoli e canzoni molto social-mediabili è dunque un momento importante, anche per misurare con un termometro infilato (ovunque vogliate) la temperatura corporea della nuova industria musicale.
In generale, a primo e semplice impatto, la produzione di “When We Fall Asleep, Where do We Go?” ha vitalità : un mix curato di varie emozionalità e turbe profonde adolescenziali. Al primo ascolto è difficile capire se la sensazione sia appagante o illusoria, come le fotografie sulla confezione delle brioches al cioccolato.
Cogliere le differenze tra apparenza e realtà è difficile, soprattutto quando un’artista riesce a conquistare interviste monografiche sul NYTimes e baci accademici da mezza critica mondiale. L’impressione generale è quella di trovarsi davanti ad un vero breakthrough per l’industria discografica mondiale, perchè Billie Eilish è capace di condensare tutti i vizi e le virtù del nuovo mercato discografico.
L’idea comune legata all’immaginario della popstar giace sepolta e Billie mette, finalmente, una croce definitiva sulla fosse comune del pop. Possiamo parlare di “When We Fall Asleep, Where do We Go?” anche in relazione all’esplosione che Billie Eilish ha avuto come personaggio: la sua solidità sembra costruita da un’ equipe di di 3000 tecnici, assistenti, manager, ma in realtà il suo spirito e la sua anima sono molto caserecce.
La fortuna dei brani di “When we fall Asleep, Where do we go?” è sicuramente nella capacità di essere playlist-friendly, lo mostrano “Bad Guy” o la potentissima “You Should See Me in a Crown”.
La prova sul disco intero è leggermente più nebulosa, perchè si ha l’impressione di trovarsi davanti a delle canzoni importanti che però non si legano tra loro: l’attitude gotica e acusticheggiante non basta.
L’impatto della Eilish è paragonabile, perlomeno per clamore mediatico, ai casi di Lorde e Lana Del Rey, che nel corso degli anni hanno focalizzato al meglio il loro progetto artistico.
Come ogni antitesi allo status quo pre-costituito, la figura di B.E. è polarizzante e squarcia dei crepacci nelle opinioni del mondo della musica: probabilmente però, ancora una volta, la verità è nel mezzo (nell’atteggiamento da DC). Brani come “8” mostrano come lei possa effettivamente essere un fiume in piena, la sua personalità è frazionabile in 3000 parti (che funzionano tutte abbastanza bene) e l’interpretare la figura della dama di ghiaccio è sicuramente più convincente di un concerto degli Slipknot.
Billie Eilish è una sfida culturale e di rinnovamento, soprattutto per noi che parliamo e cerchiamo di analizzare la musica che ci circonda e influenza la società .
Il suo stile, simpaticamente definito da Pitchfork “creepy-formula”, è un bagaglio pieno di influenze importanti e stilisticamente diverse: si spazia dalla trap al grunge, dagli anni “’90 agli anni “’10 del 2000. La sua attitude è variegata e esplosiva, a tratti si sfiora il commovente su pezzi come la già citata “8” o “Listen Before I Go”. Il suono è meno brillante quando cerca di esplorare sonorità più EDM, che non hanno una direzione chiara.
Billie Eilish ci potrebbe portare a discutere dell’intera identità e attualità dei generi musicali, cosa cara per noi scribacchini, ma probabilmente insufficiente per chi oggi parte da una base di ascolti più ampia, meno legata a scene e tradizioni. La dissoluzione dei generi è legata alla fruibilità stessa della musica, Billie Eilish è la regina del liquido ed è nata in un flusso nuovo di concepire la musica.
Schierarsi è una questione di tempo, bisognerà capire se la Eilish diventerà una caricatura della sua stessa generazione.
Nel frattempo noi tutti possiamo prendere “When we fall Asleep, Where do We Go?” come un disco utile per ripensare il concetto di contemporaneità . Billie Eilish complessivamente è una sfida per tutti noi. La sua prima vera prova è buona, ma non totale.
(PS…il voto non è zero, ma è proprio un S.V.)
Photo: crommelincklars / CC BY