Dopo aver aperto nel 2017 per  i Kasabian, Nic Cester torna a Lucca per il Winter Festival: e lo fa nell’intimo quanto splendido Teatro del Giglio, fiore all’occhiello della cittadina toscana.

Un legame, quello di Cester con l’Italia, davvero forte; il padre ha origini  venete,  lo stesso  frontman dei Jet trascorre molto tempo in Italia, e la stessa band ha una componente tricolore non indifferente: alla chitarra della The Milano Elettrica infatti figura Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), alla batteria Sergio Carnevale (Bluvertigo) si fa affiancare – più a livello percussioni- da Daniel Plentz dei Selton, al basso c’è Roberto Dragonetti, alla tastiera Raffaele Scogna, ai fiati Domenico Mamone e Paolo Ranieri.

Di più, la intro è affidata a “O mia bela Madunina”, mentre la prima traccia strumentale è un degno tributo al grande Piero Umiliani. E lo stesso Nic, tra una canzone e l’altra, mette in mostra un parlato italiano che definire dignitoso sarebbe riduttivo, visto quel che si sente in giro.

Quando attacca il concerto vero e proprio, Cester catalizza subito l’attenzione: una voce potente, soul, poliedrica, ammaliante. Davvero emozionante. E la presenza scenica, non è da meno.

L’acustica è delle migliori, la scelta del teatro si rivela elegante quanto funzionale. The Milano Elettrica, poi, è un coacervo di campioni del settore: ognuno ha l’occasione di mettersi in mostra, la doppia batteria è un lusso e Viterbini trova anche il modo di fare il guitar hero.

La luce però è tutta su Cester, punto alto della piramide: carismatico, eclettico, tremendamente bravo.

La scaletta propone tutto l’ultimo (ed unico) album “Sugar Rush”, le uniche deviazioni sono date dalla cover “Hey Bulldog” di casa The Beatles e dal finale dove Cester omaggia ancora l’Italia performando “Monna Lisa” del compianto Ivan Graziani: sul palco sale anche il figlio Filippo Graziani, che imbraccia l’elettrica e canta con Nic.

Applausi.

Un’oretta, e tutti a casa, soddisfatti. Magari  sarebbe potuto  durare qualcosa in più, e avrebbe fatto piacere a parecchi sentire qualcosa a marchio Jet: ma la scelta è questa, e alla fine, non ci sentiamo di criticarla.