è un disco inaspettatamente torvo (si fa per dire) il nuovo Oasis. “Dig Out Your Soul”, uh yeah. Una soul ‘scura’, un po’ marcia, scazzata. E poi fiera, goduriosa più che mai. I fratelli Gallagher+sodali prendono i loro ultimi album e gli danno fuoco. Strutture più ricercate, stratificazioni più raffinate, un Zak Starkey pestone e elefantiaco, una finalmente raggiunta maturità compositiva attraverso la quale si è cercato di evitare di affidarsi a un banale, ammiccante melodismo (però, per esempio, il singolone civettuolo “The Shock Of The Lighting”, ammicca eccome”…). Francamente io non mi aspettavo un album così…-uso proprio la parola ‘divertente’- da parte dei mancuniani. Se ci pensate però, dopo l’interlocutorio “Standing On The Shoulders Of Giants”, gli Oasis hanno fatto sempre un piccolo passo in avanti, migliorandosi sempre un pochino (molti negheranno, ma a mio avviso è così). Comunque sia, alla fine non si trattava, nel complesso, di materiale particolarmente eccitante. Era roba che sfigurava rispetto ai lavori del primo periodo (però non sono mai del tutto di mancate le belle canzoni, dico bene?). Ora invece è il tempo di tirare fuori quest’anima distratta dal vizio, ormai stanca.
L’anima. E pure i muscoli.
“Bag It Up” ha calzature piombate con cui battere il ritmo e sagoma corpulenta, un ritornello che si smarrisce in un quieto deragliamento lisergico, chitarre spigliate e fragorose quanto basta, un finale a base di una drogata orchestralità soffocata da un asfissiante magma di strumenti in estasi. “Waiting For The Rapture” (scarna e ovattata per metà , grassa e vivace per l’altra), “(Get Off Your) Horse Lady” (un ottimo blues-rock marziale) e una “The Nature Of Reality” scolpita nella roccia hanno sempre quella cadenza pesante e ossessiva ma sono ancora più lascive e ‘sporche’. “To Be Where There’s Life” impiega addirittura fluttuazioni psichedeliche di sitar e altre diavolerie esotiche come tappeto-base su cui si viene innestato un altro ritmo marciante e ora anche piuttosto ipnotico. L’unico episodio non del tutto convincente tra queste tracce tirate è la hardrockettara e ‘maschia’ “Ain’t Got Nothing”, una canzone che potrebbe rendere bene solo dal vivo.
Poi quest’anima va a vestirsi di velluto impolverato nelle tre canzoni più ‘pudiche’ di “Dig Out Your Soul”: “I’m Outta Time” (dedicata all’idolo Lennon) è una ballata “classica” cantata divinamente da Liam (oltre che scritta da lui), “Falling Down” è una scura e malinconica cavalcata attraverso malcelate inquietudini notturne, la quasi funerea “Soldier On” marcia verso allucinate visioni western dai contorni bruciacchiati.
Interessante le scelte di produzione e le trovate disseminate un po’ in tutto l’album, pregevole la prova al canto dei Gallagher, più che buono il songwriting. “Dig Out Your Soul” è così ben congeniato (la mano di Liam, Gem e Andy è sempre più presente, tra l’altro), maturo e ‘diverso’ che forse alla fine sarà un po’ snobbato da tanti fan della ultrafamosa band, smaniosi di ascoltare le solite canzoni nel solito stile.
Leggendo in giro, i critici hanno generalmente espresso pareri positivi riguardo al disco (almeno fino ad ora mi è parsa questa la situazione). Un lavoro più che sufficiente o almeno sufficiente, dicono. Per chi scrive, esso merita anche qualcosa in più. E allora signor webmaster ponga tre stellette e mezzo e consideratele come fossero quasi quattro.
2. The Turning
3. Waiting For The Rapture
4. The Shock Of The Lightning
5. I’m Outta Time
6. (Get Off Your) High Horse Lady
7. Falling Down
8. To Be Where There’s Life
9. Ain’t Got Nothin’
10. The Nature Of Reality
11. Soldier On
OASIS su IndieForBunnies
Recensione “DEFINITELY MAYBE”