I Talking Heads sono stati una band in continua evoluzione e nella quale, per quanto la figura di David Byrne fosse predominante, il contributo di tutti i componenti fissi o aggiunti di volta in volta si faceva sempre sentire, “Fear of Music” è l’album che precede l’osannatissimo “Remain in the Light” e, sebbene da alcuni non altrettanto considerato, ha invece una importanza notevole nella storia della band e con alcune idee nella struttura canzone che ritroveremo più avanti per lungo tempo, “Fear of Music” è un album coraggioso e innovativo che ancora oggi suona moderno.
Sembra che il titolo dell’album derivi da alcune letture di David Byrne, in particolare del libro “Music for the Brain”, che trattava di una particolare fobia nei confronti della musica riscontrata in alcune persone e che li costringeva a vivere in luoghi isolati.
La cosa può suonare bizzarra ad un musicista che meglio di tutti capisce il valore anche terapeutico della musica , e sembrò ottimo come titolo dell’album per l’atmosfera enigmatica e inquietante che evocava.
Brian Eno è ancora presente come produttore e firma anche il brano di apertura “I Zimbra” su un testo del poeta dadaista Hugo Ball, il sound si sviluppa su una base di afro music futurista, con ritmi che si incastrano in un continuum incalzante e la chitarra di Robert Fripp che impreziosisce il tutto, un pezzo incredibile ed unico, un vero gioiello proiettato nel futuro che David Byrne ancora oggi ripropone durante i suoi concerti.
Questo brano è il simbolo dell’idea che è alla base di tutti i brani di questo album e anche di quelli futuri, una ricerca nella costruzione del brano, una produzione elaborata e capace di dare sempre un valore aggiunto al brano, la capacità di essere una vera band dove, anche se la figura di David Byrne avrà sempre una forza autonoma e distinta, ogni elemento avrà modo di dare il suo contributo, Jerry Harrison con le sue tastiere ,Tina Weymouth al basso e Chris Frantz alla batteria.
Questa ricerca particolare nelle sonorità , unito alla capacità di David Byrne di scrivere testi intelligenti e non banali, finiranno per dare ai Talking Heads uno spessore intellettuale che li proietterà fin da subito e in modo naturale nell’olimpo delle cult band, con un’aura simile a quella dei Velvet Underground, una capacità unica di creare brani che spesso sembrano simili a delle sculture da osservare da tutte le angolazioni .
Come ho già detto Byrne è un ottimo song writer e anche in questo album troviamo testi interessanti ed evocativi come in “Heaven” dove il forte impatto melodico fa dimenticare e passare inosservata una base musicale tutto sommato ripetitiva, sicuramente in linea con la descrizione di un paradiso dove nulla accade e dove ognuno ascolta la sua canzone preferita, o in “Animals” dove la paranoia si fonde con un suono che si intreccia in maniera sofisticata, Brian Eno si fa sentire e gioca insieme a Byrne .
In “Cities” troviamo la storia di un uomo che cerca un posto per vivere e che lo renda anonimo e invisibile, “Electric Guitar” affronta il tema della censura, “Mind” insieme alla già citata “Animals” sono accomunate da due visioni di un cambiamento che arriva indotto da altri e si esprime verso una sorta di paranoia sociale, in “Life During Wartime” Byrne ha una la visione di un’ America divisa e in guerra, dove bisogna nascondere la propria identità per non essere controllati, un’ atmosfera orwelliana che riassumeva la preoccupazione espressa dal cantante in una intervista dell’epoca, dove prefigurava un futuro nel quale i computer avrebbero creato una rinuncia, a volte volontaria a volte no, alla privacy.
Il brano avrà nuova vita nel 1984 quando l’uscita del live “Stop Making Sense” lo farà conoscere da un pubblico più vasto, e ha la caratteristica presente in tutte le canzoni, tutti i temi sono affrontati con un approccio a tratti surreale e sempre si sposano alla perfezione con la musica composta.
“Fear of Music” è un insieme di testi, musica, ritmi e costruzioni ardite, un grande album che non ha perso il suo valore con il passare degli anni ed è ancora pieno di forza e brillantezza e in cui Brian Eno e David Byrne sembrano sempre più complici, una collaborazione che darà i suoi frutti negli album dei Talking Heads ma che avrà il suo culmine nel capolavoro di “My Life In The Bush Of Ghosts” del 1981 che firmeranno insieme, ma questa è un’altra storia.
Pubblicazione: 3 agosto 1979
Durata: 40:25
Tracce: 11
Genere: New Wave Post-punk
Etichetta: Sire Records
Produttore: Brian Eno, Talking Heads
Lato A
1. I Zimbra
2. Mind
3. Paper
4. Cities
5. Life During Wartime
6. Memories Can’t Wait
Lato B
1. Air
2. Heaven
3. Animals
4. Electric Guitar
5. Drugs