di Micky Cardilicchia (recensione presente sulla pagina Horror House)
Parlare di “Climax” non è affatto facile. Anche adesso, dopo averlo visto per la seconda volta (e questa volta al cinema) per me è difficile parlarne.
Non perchè sia un film difficile, la trama è quanto di più semplice si possa pensare. è ciò che il film trasmette, ciò che le immagini sullo schermo riflettono su di te, come il tuo corpo davanti ad alcune inquadrature reagisce.
“Climax” non è semplicemente un film.
“Climax” è un’esperienza.
è un’esperienza folle che ti incanta, che ti ipnotizza e che ti crea una grande confusione in testa.
In questa seconda visione ho avuto la sensazione che il tempo sia passato più velocemente rispetto alla prima volta. Allo stesso tempo alcune scene sono talmente lunghe da risultare estenuanti.
Ed è questa la vera forza del film di Gaspar Noè, questa sensazione di confusione dovuta alla lunghezza di alcune scene che affaticano la mente rendendola del tutto vulnerabile a ciò che ti attende dopo. La confusione dovuta anche alla posizione della macchina da presa che ruotando, capovolgendosi ed effettuando lenti movimenti ondulatori, ti costringe a seguirla con lo sguardo e a muovere la testa per avere una più chiara visione del tutto. La confusione dovuta anche alla musica che ti entra nel cervello talmente a fondo da non poterla percepire all’interno delle scene, come se in alcuni momenti riuscissi a vedere solamente le immagini, senza sonoro.
“Climax” è tutto questo.
Immagini confuse ed in continuo movimento unite ad una musica insistente che mai abbandona la scena: anche quando effettivamente è stata spenta, tu continui a sentirla.
Questa è un’esperienza sicuramente da provare, senza dubbio al cinema rende ancora meglio, anche perchè grazie a questa costante confusione, riesci benissimo e senza difficoltà ad immedesimarti totalmente nei protagonisti che durante un “ritiro” di ballo prima di una tournèe sono vittime di una sangria “corretta” da LSD, piombando in un inferno di disperazione e follia.
Un vero trip disturbante che tiene incollati e ipnotizzati allo schermo.
“Climax”, a differenza di quello che molti pensano, non è semplicemente un esercizio di stile per Gaspar Noè. Certo, dal punto di vista tecnico siamo su dei livelli altissimi e a tratti sembra che il regista voglia mostrare a tutti i costi cosa sa fare. La regia perfetta è unita ad una fotografia incredibile che cambia quasi ad ogni scena: si passa dai toni quasi monocromatici di alcune sequenze alle luci psichedeliche al neon di altre, intervallate da momenti di oscurità .
Ma c’è molto, molto altro.
è un film che entra in testa e non se ne va più via. Disturba, disorienta, crea nausea e disgusto. è un qualcosa che sconvolge del tutto lo spettatore. La prima volta che l’ho visto sono rimasto interdetto perchè non capivo se mi fosse davvero piaciuto. Ma ci ho pensato per giorni e giorni, ogni volta in testa mi ripartivano quella stupenda coreografia sulle note di “Supernature” di Cerrone, quegli infiniti piano sequenza costruiti in modo impeccabile che ti fanno ancora più immergere nella pellicola, come se ti trovassi insieme a quei ballerini che si dimenano, si contorcono, ruotano su loro stessi, con lamenti e grida che si fondono dando vita a una cantilena costante.
“Climax” è un film assolutamente da vedere.
Una vera perla.