Lo sappiamo che Frank Turner è un instancabile lavoratore: perennemente in tour, il musicista nativo del Bahrain ha pubblicato questo weekend il suo settimo LP, “No Man’s Land”, che arriva a distanza di poco più di un anno dal precedente, “Be More Kind”.
Prodotto da Catherine Marks, il disco è stato ispirato da alcune donne che erano state emarginate dalla storia, ma che l’ex Million Dead ha recentemente riscoperto.
Che sia un cantautore a parlare di personaggi storici femminili poco conosciuti per presentarli a un pubblico più vasto ha suscitato qualche ““ a nostro avviso decisamente inutile ““ polemica, ma come sempre Turner è riuscito, con il suo spirito gentile e la sua nota sensibilità , a trasportare perfettamente in musica ciò che si era prefissato di narrare.
E mentre Frank compie questa sua preziosa e utile opera di riscoprire persone ingiustamente dimenticate, molto spesso solamente perchè erano donne, anche il suo sound comunque prende numerose pieghe, trasportandolo su vari territori, spesso anche lontani al punk-folk energico a cui ci aveva abituati.
Il singolo “Jinny Bingham’s Ghost”, che apre l’album, per esempio ci porta su territori gipsy-folk con l’aggiunta di violino e numerose percussioni, che aumentano il ritmo della canzone, nonostante il tono riflessivo della voce del musicista originario di Meonstoke.
Con “Nica”, invece, facciamo un salto nella nostalgia ““ ci pare di tornare indietro di quasi un secolo ““ e l’eleganza dei fiati e i suoi sapori jazzy impreziosiscono questa bella canzone.
“Silent Key”, basata sulla chitarra acustica, si rafforza con l’uso del violino e con degli ottimi cori femminili, mentre “The Death Of Dora Hand” si muove su territori country decisamente più luminosi e ottimisti.
Se “The Lioness” è probabilmente l’unico brano dell’album con uno spirito rock ed è veloce e pieno di energia, “Rosemary Jane”, omaggio alla madre di Turner, chiude il disco con un senso di intimità e dolcezza davvero invidiabile.
Frank ha creato un altro album di valore notevole, trovando numerose variazioni di traiettoria dal suo suono folk-rock, aggiungendo anche una notevole eleganza alla sua musica: un lavoro sensibile, emotivo e passionale che ci mostra ancora una volte la grande umanità di questo musicista inglese.
Photo Credit: Mike Bouchard