La scena musicale di New York è sempre ricca e generosa nel generare e proporre nuove band ed artisti. Numerose realtà si materializzano in luoghi d’incontro dove idee e ragazzi si raccolgono per trasformare le idee in musica ed i ragazzi in band. I WIVES sono uno di questi casi, nati come un collettivo di musicisti che ha in Jay Beach il suo leader e tra i suoi componenti troviamo Andrew Bailey, membro fondatore di un’altra band newyorkese di cui sentiamo parlare parecchio in questo periodo, i DIIV.
“I may get better but I won’t get well“. Potrei star meglio ma non starò bene, è una frase che Beach pronuncia in “Waving Past Nirvana”primo brano in scaletta dell’album. Una dichiarazione che ci proietta nel mondo WIVES, un mondo fatto di lotta, di controcultura, di scontro sociale. Nulla di particolarmente nuovo o eclatante, la musica ed il rock in particolare sono sempre stati un fertile mezzo di denuncia.
Anche se composto da quattro accordi che si susseguono per l’intera durata del brano, “Waving Past Nirvana” è e sarà la loro hit, il brano che sa come farsi notare, con addirittura il coretto “lalalala” che in questo contesto assume una valenza completamente diversa se raffrontata ad un “Nowhere Man” qualunque (si fa per dire). “The 20 Teens” e “Servants” si susseguono nell’album: la prima ci ricorda un Frank Black in un brano soave e tranquillo dei Pixies, la seconda una classica rock song degli Stones. La ipnotica ” Workin'”, primo singolo dell’album e la lapidaria “Even the Dead” ci insegnano che la lezione dei Velvet Underground e Sonic Youth è ancora ben viva e ben messa in pratica. “Whatevr” ci ricorda una sfuriata dei Ramones mentre i Fall di Mark Smith risuonano in “Hideway”.”Hit Me Up” ci convince che i Pixies (si, ancora loro) sono riapparsi a New York per la gioia di noi che ancora ci sentiamo orfani di quei suoni e di quelle emozioni (si, ancora loro).
Un esordio importante per una band che ha, potenzialmente, tutte le qualità per diventare qualcosa che conta nel panorama alternativo. La personalità di Beach riesce da sola a sostenere l’intera baracca. Trovare un punto debole nell’album è impresa ardua. Musicalmente i WIVES non aggiungono nulla a quello che l’orecchio umano, in fatto di rock, ha potuto ascoltare negli ultimi secoli ma, diamine, chissenefrega, questi quattro ragazzi del Queens sanno come scaldare le valvole degli amplificatori e, scusate il sentimentalismo, anche i cuoricini.
Credit Foto: Milah Libin