Sudan Archives è una musicista ribelle. Americana, vero nome Brittney Parks, ha diversi EP alle spalle (“Sudan Archives” del 2017, “Sink” uscito lo scorso anno) e una cover di Kendrick Lamar (“Queen Kunta”) già in tasca. Viene spesso paragonata a FKA twigs, Frank Ocean, Solange, Sampha, H.E.R. innovatori piccoli e grandi che cercano di cambiare le regole non scritte di generi ben codificati come soul, R&B, Hip Hop contaminandoli con l’elettronica, ritmi africani e indole metropolitana.
Il padre voleva che diventasse una popstar insieme alla sorella gemella, lei preferiva suonare il violino di cui si era innamorata da piccola. Uno strumento che le ha cambiato la vita, accompagnandola durante un’adolescenza turbolenta in cui ha creduto spesso di essere la figlia sbagliata, che risponde a tono e crea problemi. Altra passione fondamentale quella per la musica africana: Juldeh Camara, Asim Gorashi, il compositore camerunense Francis Bebey e tutta la tradizione del violino a una corda diffusissima nel continente.
Prodotto da Wilma Archer (Jessie Ware, Nilà¼fer Yanya)”Athena” è la somma delle mille anime di Sudan Archives. Video futuristi che ricordano Janelle Monáe (“Glorious” col featuring di James R. “Nocando” McCall) e un mix sfrenato di funk, beats sincopati, classico e moderno che si ricorrono in trentotto minuti di musica fuori da ogni schema. Il violino è sempre presente, collante dell’intero lavoro, affiancato spesso da ritmi elettronici e distorti come quelli di “Black Vivaldi Sonata” o melodici come “Confessions”, “Down On Me”, “Stuck” o “Honey” con le sue vibrazioni à la Erykah Badu.
Vario, sexy e affascinante “Athena” somiglia a un mosaico di vetro: ogni pezzo è diverso dal precedente e serve a qualcosa, anche gli intermezzi di pochi secondi come “Ballet of the Unhatched Twins I” o “House of Open Tuning II”. La voce di Sudan Archives è carezzevole, mai rabbiosa, anche quando è circondata da effetti o scomposta in linee vocali sovrapposte come in “Green Eyes” o “Coming Up” che in un mondo un filo più giusto sarebbero hit da qualche milioncino di visualizzazioni (cifre comunque raggiunte da brani già pubblicati come “Nont For Sale” e “Come Meh Way”).
Non è alla ricerca della perfezione Brittney Parks ammesso che la perfezione esista sul serio. Vuole solo essere se stessa, gemella “cattiva” e creativa che ha rinunciato a un rapido e forse facile successo per essere artista. Questo album è un punto di partenza, la prima fase un progetto che si preannuncia lungo e molto interessante.
Credit foto: Alex Black