Ogni tanto il nome House Of Love risalta fuori. In questi giorni la band di Guy Chadwich è salita alla ribalta per l’annuncio di un prossimo tour americano che arriva a distanza di moltissimi anni, visto che il precedente tour in USA risaliva addirittura al 1992. Band che presenterà qualche variazione, visto che non sarà presente Terry Bickers (odia volare e nemmeno questa volta Guy sarà riuscito a convincerlo della necessità di questa trasferta), ma anche sul resto della band abbiamo qualche punto interrogativo. Sta di fatto che questa notizia mi ha spinto a riprendere in mano una discografia prestigiosa e, a tratti, realmente lodevole, in cui l’estro e l’acume musicale di Guy e Terry ha saputo regale vere e proprie perle guitar-pop. Dai 10 sono, volutamente, esclusi brani dal raccapricciante “Audience With The Mind” (1993) e dal discreto “Days Run Away” (2005), album non certo da disprezzare, ma che vediamo come un vero e proprio rodaggio per una band che era tornata insieme dopo un lungo stop.
10 – A BABY GOT BACK ON ITS FEET
2013, da “She Paints Words In Red”
I vecchi leoni danno ancora una lezione a certi giovanotti strafottenti. Terry e Guy dimostrano che la voglia di riprovarci, iniziata con “Days Run Away”, non si è affievolita, anzi, è più viva che mai. La buona vena creativa si concretizza nel piacevole “She Paints Words In Red”, che con un occhio all’America e uno alla classica tradizione ‘Made in UK’, sforna delle canzoni decisamente riuscite. Il disco si apre con questa grintosa “A Baby Got Back On Its Feet”, in cui l’assolo di Terry è tutto da gustarsi.
9 – CRUEL
1992, da “Babe Rainbow”
Sottovalutatissimo album, questa quarta uscita (se consideriamo “German Album” come vero e proprio esordio) della band, che avrà si un Terry Bickers in meno ma, in più, ha un Guy Chadwich che sprizza ispirazione da tutti pori. Potevamo andare a prendere la grintosa “You Don’t Understand” o la suggestiva “Burn Down The World” per rappresentarlo, invece ecco la magnifica “Cruel”. Visionaria, avvolgente, magnetica e oscura. Aggettivi che in realtà rappresentano benissimo l’intero lavoro.
8 – REAL ANIMAL
1987, da “The German Album”
L’esordio degli House Of Love è un biglietto da visita ricco di fascino e suggestioni. La band mette subito sul piatto i punti salienti del progetto: popedelia, richiami agli anni ’60, la lezione del post-punk che guarda alle nascenti distorsioni che diventeranno punto di forza dello shoegaze. Guy e Terry si trovano alla perfezione, melodie esaltanti e incisive. “Real Animal” è diretta e colpisce nel segno senza difetti.
7 – LOVE IN A CAR
1988, da “The House Of Love”
Pelle d’oca in un brano costruito con una sapienza e una grazia impressionanti. La batteria che procede costante, poi quei momenti in cui i toni si alzano, per poi ritornare all’andamento circolare. Il lavoro di Terry è quasi carezzevole, quasi fosse in disparte, salvo poi risvegliarsi, facendoci rendere conto del ricamo magnifico che sta elaborando. Incanto puro.
6 – BEATLES AND THE STONES
1990, da “The Butterfly Album”
Il disco del tentativo di fare il salto di qualità commerciale. Un lavoro travagliato, lungo, estenuante, che mise a nudo l’ego e la fragilità dei due principali protagonisti della band, che, nonostante tutto (ci sono aneddoti pazzeschi che non è il caso di raccontare qui) trovarono la forza per realizzare perle cristalline e indimenticabili. Vere e proprie gemme guitar pop che tutt’oggi splendono ancora. Questa ballata morbida e dolcissima resta una delle cose più toccanti mai scritta dal gruppo.
5 – I DON’T KNOW WHY I LOVE YOU
1990, da “The Butterfly Album”
Esplosione guitar-rock, vitale e tagliente. Un ritornello che entra dritto in testa come un proiettile, una canzone sublime che ti tiene sulla corda con un lavoro chitarristico che definire perfetto è dire poco.
4 – NOTHING TO ME
1987, da “The German Album”
Ho sempre considerato “Nothing To Me” come una delle cose più belle della band. Quel basso penetrante, quella chitarra che ci avvolge con una malinconia disarmante. La voce di Andrea Heukamp, i tocchi vellutati di Terry…resta una perla assoluta.
3 – DESTROY THE HEART
1988, da “singolo”
Una canzone di una potenza e con una tale urgenza che lascia senza fiato. Batteria secca che picchia dura e senza pietà , Guy che declama parole devastanti come “Destroy the heart she said, It’ll make you want to smash your head, Destroy the heart she said, But I need her more than, I need air” e Terry che trova la quadratura perfetta del cerchio chitarristico. Brano uscito solo come singolo.
2 – CHRISTINE
1988, da “The House Of Love”
Quando si narra che gli House Of Love sono nati grazie all’ispirazione da un concerto dei The Jesus & Mary Chain e poi si ascolta questa magnifica “Christine”, beh, tutto ci appare chiaro e con un senso. Tra i fratelli Reid e lo shoegaze c’è questa canzone splendida, che ha delle chitarre pazzesche. Io vado letteralmente in estasi nel finale, con il “paraparapa” che si eleva, mescolato alla batteria che picchia solida e ancora la chitarra di Terry che vola in paradiso. Prendete e mangiatene tutti…
1 – SHINE ON
1987, da “The German Album”
La meraviglia. La canzone che ti consegna ai posteri, che ti apre le porte dell’immortalità . Preferisco questa versione “primordiale” a quella del “The Butterfly Album”, decisamente più levigata per far breccia nelle radio. Non c’è nulla che non funzioni qui. L’esempio della guitar-pop song perfetta. Da imparare a memoria. In ginocchio, commossi di fronte alla sublime estasi.