Che il disco di Bonnie Li, “Wo Men”, fosse particolarmente ispirato me ne ero già accorto da tempo; di conseguenza non potevo mancare ad una delle serate dal vivo di questo suo tour in Italia. La location è quella suggestiva del Godot Art Bistrot di Avellino che ben si sposa con le sonorità intrise di trip-hop, darkwave ed elettronica mitteleuropea di Bonnie, la quale, a sua volta, sul palco, riesce a dare sfogo alla sua personalità , al calore intrigante della sua voce ed alla sua travolgente teatralità .
Ogni suo gesto, ogni movimento del corpo, ogni espressione facciale non è casuale, ma si innesta alla perfezione sulla musica, divenendo parte integrante di un rito nel quale questa artista globale ““ nel senso positivo del termine, non quello omologante legato a speculazioni di carattere economico e finanziario, ma quello che esalta ed apprezza la diversità come arricchimento culturale ““ non ha assolutamente timore di mettersi in gioco e di mostrare le proprie fragilità emotive, riuscendo, però, allo stesso tempo, a porre la figura della donna, oggi, in questa società così fluida e tecnologicamente avanzata, al centro del suo discorso.
In fondo questo è uno degli aspetti fondamentali dell’album: “Wo Men” è un insieme di brani che esprimono la necessità , insita in ciascuno di noi, di mettere a fuoco ciò che siamo, senza lasciarci intimorire o raggirare da ciò che la società ci costruisce attorno, ma ponendo l’accento della nostra esistenza sulla nostra individualità , sul modo con cui la rapportiamo agli altri. Si badi, però, che la rivendicazione di ciò che si è, del proprio essere, del non lasciarsi annientare da preconcetti ed idee retrograde, non è parte di un approccio individualista ed egocentrico alla vita, molto diffuso nei tempi moderni, anzi ne è l’esatto contrario e si traduce in un messaggio sonoro che ama la penombra e le melodie di PJ Harvey o dei Depeche Mode, che rapisce gli ascoltatori con le sue atmosfere tenui e suadenti e non dimentica la condizione dei più deboli e dei meno tutelati. E Bonnie, appunto, non lo dimentica, non dimentica che vi sono luoghi ““ non necessariamente distanti, a volte è sufficiente osservare ciò che accade nel proprio quartiere ““ nei quali le persone nascono già segnate, destinate a svolgere un ben determinato compito ed a rivestire un ben determinato ruolo. La società , infatti, costruisce le sue regole e le sue leggi su questi falsi miti ed il rumore di quello sbattitore, uno strumento tipicamente utilizzato in cucina, che Bonnie distorce ed amplifica nel suo microfono è la rappresentazione sonora di queste dissonanze emotive e di quei retaggi ancestrali che impediscono alle persone di esprimersi e di tentare di realizzare i propri sogni. Ecco perchè è importante riappropriarsi della propria essenza; ecco perchè “Wo Men” è un disco attuale; ed ecco perchè il live di Bonnie Li, che da un lato si serve di piccole e magiche “scatolette elettroniche” e dall’altro si basa sulla sua teatralità ed umanità , rappresenta, in fondo, la nostra stessa condizione: in bilico tra un mondo sempre più freddo e sterile ed il calore e la passionalità dei nostri sentimenti.