Dopo l’EP “Solastalgia” del 2016 e sei date in Marocco, Bjrg presenta il nuovo lavoro, “Skin Deep”, volto a scardinare la molteplice natura della voce musicale, soggetta a navigare lungo ll labile confine tra la comunicazione testuale e l’emissione di suoni non sempre verbocentrici; per farlo analizza e sviscera le componenti vocali: le taglia, le cuce, le snatura, e le rende irriconoscibili, seppur familiari; le plasma gospel quando racconta l’eroe sudafricano Steve Bitko (“But”), le fa ritmate citando la “working class hero” di John Lennon (“Skin”) – in merito alla lotta dei nativi americani contro la costruzione di un oleodotto all’interno di una riserva – e le tinge scure scavando la dimensione quantistica della pelle, tema cardine dell’album (“Nothing” e “Flash”).
Al cantante milanese bastano due microfoni e una loop station per ripensare a questa idea di voce e creare una polifonia complessa e completa; la sua fortuna è nella mente, nel vedere ogni componente vocale in ordine, con pochi schemi pregressi a cui aggrapparsi: si confronta con la musica elettronica, prende le ritmiche dal trip-hop e studia dal filone folk contemporaneo l’uso del falsetto. Le melodie lineari si completano con il beatbox ritmico (“In The”) e complessi contrappunti slegano il concetto di prima voce suggerendo un’idea di musica più astratta (“Is”), rendendo il concept album un articolato strato di livelli compositivi e concettuali, esaltati dal lavoro in studio e riportati in una scaletta curata in ogni particolare, come nel legame stretto tra i nomi delle tracce: tutte collegate tra loro nei temi e ordinate nella tracklist in modo da formare una frase ermetica.
Bjrg si conferma come uno dei progetti più interessanti del panorama italiano, uscendo con coraggio dai canoni tradizionali e liberando la voce dai vincoli, puntando a sonorità inesplorate e ad un’originalità efficace.