“C’era un lungo capello nella sua minestra. Subito lo tirò via, fermamente deciso a cercare il resto di quella donna.” No, non è un verso tratto da uno dei dieci brani di “Juillet”, il secondo album della band parigina En Attendant Ana. Esprime però un concetto e quello che potrebbe accaderti mentre ascolti “Down The Hill”, il primo brano del disco. La curiosità di andare oltre quel primo assaggio si fa forte e, come spesso avviene, si è ben ripagati. La band nasce sei anni fa ed il loro debutto “Lost and Found” è del 2018 dopo che la band firmò per Trouble In Mind, non proprio una brutta cosa se vieni notato dalla label di Chicago.
Il quintetto sforna un power pop molto spedito, con chitarre che sprigionano riff veloci in pieno stile C86 con l’aggiunta di una tromba (Camille Frèshou) che rende il loro suono subito riconoscibile. Margaux Bouchaudon è la voce principale del gruppo, oltre a suonare chitarra e tastiere. Una voce soave, a tratti eccellente per un album dream-pop, canzoni eseguite con un inglese personalissimo.
Brani come “In / Out” non possono che farsi voler bene dal primo ascolto con quel bel ritmo farcito da note di tromba che si fanno un po’ sbilenche ed isteriche nel finale e chitarre jangly che sono un’altra caratteristica e specialità della casa. “From my Bruise To an Island” e “When it Burns” che riprende il tema della opener “Down The Hill” sono più introspettive e riflessive. “Enter my Body (Lilith)” è una salutare passeggiata tra impeccabili melodie dove voce, chitarre, tromba e sezione ritmica s’intrecciano perfettamente fino allo splendido finale in crescendo.
Gli En Attendant Ana si fanno più solidi e professionali in questo sophomore. Possiamo attendere Ana sedendoci sull’instabile divano che appare sulla cover dell’album. Anche se dovesse cedere non dovremmo farci del male, anzi, l’ascolto di “Julliet” ci tiene sollevati da terra quel tanto che basta per posarci delicatamente sul quel tappeto, scaldato dal sole di luglio.
Credit Foto: Chloè Lecarpentier