Dopo la partecipazione al 70 ° Festival di Sanremo, come splendida direttrice d’orchestra per Achille Lauro, e poco prima della ripartenza con Vasco Rossi per il “Vasco Non Stop Festival 2020”, il meraviglioso mondo di Beatrice Antolini approda a Milano.
Data zero, quella di stasera al Circolo Ohibò; un mini tour di cinque tappe, in cui Beatrice ritorna alla sua cifra d’origine a ripercorrere il suo straordinario viaggio musicale.
Se spesso l’abbiamo amata nelle innumerevoli collaborazioni, in cui ha saputo imprimere il suo personalissimo e ricercato estro artistico, la polistrumentista maceratese è e resta una delle stelle più luminose del panorama indipendente italiano.
Preceduta dalla band, Vincenzo Pastano alla chitarra, Donald Renda alla batteria e Andrea Torresani al basso; Beatrice sale sul palco che sono passate da poco le 22.30. Impeccabile, stilosissima e sorridente.
L’inizio serve a dettare le regole del gioco , si parte con “Insilence”, un’ode al silenzio con un riff coraggioso e sfrontato che riesce ad infiammare alla perfezione le giuste corde.
I brani di “L’AB” si susseguono uno dopo l’altro, seguendo la sequenza del disco; un concept incantevole e potente che ci catapulta totalmente nel cosmo eclettico della Antolini.
Anche se conosciamo bene la multiforme e cangiante gamma di emozioni che possono travolgerci, tuttavia, è impossibile non rimanere sorpresi e affascinati . Ogni brano stupisce e rapisce. Un denso concentrato di psichedelica, sinth pop dal sapore Eighties, new wave, ispirazione cantautorale e indie-rock.
Un’universo liquido e in movimento che spazia dall’avveniristico R&B di “Second Life” all’elettronica pura che ammicca alla dubstep di “Subba”; il ritmo rallenta sulle note di “I’m feeling lonely” per togliere definitivamente il fiato con “Beautiful Nothing” dove la duttilità vocale della Antolini spicca e si distingue.
Lei bellissima e sensuale incanta i presenti. E’ coraggiosa e timida, tenera e aggressiva, furiosa e dolcissima; gli umori cambiano e si sovrappongono ogni manciata di secondi.
Se con “L’AB” Beatrice ci ha regalato la sua penetrante e acuta visione del qui ed ora, non può esimersi dal riesplorare il passato. Collante di questo salto temporale è “Imthepilot”, una vera chicca. Brano-interludio nato durante il tour “Non Stop Live 2018” di Vasco Rossi, una circolarità ritmica che si insinua malandrina sotto la pelle.
Siamo piccoli satelliti stretti nell’orbita antoliniana. Con “Planet”, ballata struggente e vibrante dal disco “BioY”, fa capolino sul palco il violoncello di Mattia Boschi, magistrale.
L’esplosione finale con il malizioso swing di “Sugarise” e l’adrenalina “Funky Show” dall’album “A Due”, vertigini.
Abbiamo la prova di come si possa coccolare l’avanguardia senza rinunciare a far battere il piedino. Beatrice conferma la spiccata attitudine alla sperimentazione e una sensibilità rara nel comporre alchimie e trame sempre perfette ma mai fini a se stesse.
Si esce completamente inebriati dalla magia, dal carisma garbato, dall’energia viscerale di un’artista luminosa e pura, un’anima bella di shilleriana memoria.
Uno squarcio di luce che illumina un’universo alternativo, fluido, umano e gentile.
Con l’arte, la bellezza e la musica è possibile.