“Find melody in everything“. Sembra essere questa la parola d’ordine del nuovo album dei Califone, sette anni dopo “Stitches”. “Echo Mine” in realtà nasce come colonna sonora dell’omonimo balletto ideato dalla coreografa Robyn Mineko Williams e forse ci voleva un progetto come questo per convincere Tim Rutili, qui accompagnato da volti noti come Ben Massarella e Brian Deck (membri in passato dei Red Red Meat e degli stessi Califone) a riprendere in mano le fila di una band che negli ultimi tempi si era dedicata a ristampe e qualche sporadico EP.
E’ a tutti gli effetti un disco dei Califone quello che ci troviamo tra le mani, anche se hanno ovviamente dovuto tener conto dello scopo finale a cui serviva la musica che stavano componendo. Il lato più soft del folk rock mutante della band di Chicago resta in secondo piano in questi dieci brani, presente giusto in ballate dal cuore d’oro come “Romans” , “Snow Angel V1” e la sua versione più grintosa, “Snow Angel V2”.
Il resto di “Echo Mine” è decisamente sperimentale, con toni che vanno dall’elettronica frizzante di “Bandicoot” al post rock (“Night Gallery / Projector”, la title track, “By The Time The Starlight Reaches Our Eyes”) a brani dal gusto quasi ambient (“Howard St & The Beach Nov 1988 After 11”, “Flawed Gtr”) che ricordano alla lontana “To Hush A Sick Transmission” o “Turtle Eggs / An Optimist”.
Atmosfere notturne e uso di sample (in “Carlton Says: Find It. It’s Still There” ad esempio) confermano che siamo di fronte a un album atipico nella lunga discografia dei Califone, che per l’occasione allagano la formazione tipo inserendo Anthony Lazzara e Michael Krassner alle chitarre, Joshua Hill agli archi, Angie Mead alla voce, Brad Dujmovic ai sintetizzatori.
Svolta momentanea o cambio di rotta? Difficile dirlo al momento, quello che resta e colpisce di “Echo Mine” è la capacità dei Califone di creare brani intensi e interessanti da ascoltare, allontanandosi (temporaneamente?) dalle proprie radici senza troppi rimpianti.
Credit foto: Tristan Loper, via Wikimedia Commons [CC BY-SA 4.0]