Otto anni dopo il secondo (e fino ad oggi ultimo) album, sei dopo l’autoproclamato “funerale”, riecco sulla lunga distanza i Twisted Wheel di Jonny Brown. Che si muovevano, al tempo, con la benedizione di Paul Weller e Oasis, con Liam Gallagher che difatti non ha perso tempo e, una volta riunitisi, ha pensato bene di portarseli subito con sè in tournèe.
Brown, ripulitosi dalla tossicodipendenza e da cattivi pensieri, ha rimesso su la baracca, affidandosi a nuovi musicisti (Harry Lavin al basso, Ben Robinson alla batteria, Ben Warwick alla chitarra) e già con “Jonny Guitar”, EP uscito nel 2018, aveva fatto capire che capacità e talento non erano affatto andati decotti. E che l’adrenalina del palco è più forte di parecchie droghe, e le emozioni che ti dà possono ancora scacciare paranoie ed affini.
E, infine e finalmente, parlando dell’album, c’è da ritenersi soddisfatti: certo, manca qualcosa in termini di memorabilia, intensità e controllo dei volumi (l’autoproduzione ha i suoi pro e i suoi contro…), ma pezzi come “Nomad Hat”, “I Am Immune” e “Wheels of Love” hanno indole garage, scrittura sagace e grintosa ma anche sentimentale e cerebrale, inneschi melodici riusciti, chitarre elettriche trascinanti e, al bisogno, vagamente psichedeliche, una sezione ritmica vitale e non di solo mero accompagnamento, che sa prendersi i propri spazi per affondare il colpo.
Bene pure quando si ricercano acque più calme, ottime per esaltare le impennate anthemiche dei ritornelli (“D.N.A.” e “Wrong Side of The Road”) o le avventure in caliginosi territori vicini al trip-hop (la titletrack “Satisfying The Ritual”).
Un ritorno a pieno regime che dire gradito, è dire poco.
Photo by Paul Gallagher