“Red Herring” è il primo album registrato in un vero e proprio studio (Bear Creek Studios con il produttore Ryan Hadlock) da Ian Ruhala, in arte Hala. Il giovane artista di Detroit non è un esordiente avendo già pubblicato un paio di album, “Young Alumni” (2015) e “Spoonfed” (2016) registrati in perfetta solitudine in soffitte e camere da letto nella città resa famosa dalla Ford, dalla Motown e dove Madonna vi nacque e ne assorbì la cultura artistica.
Scritte negli ultimi tre anni, le dodici canzoni dell’album sono una sorta di florilegio senza tempo e epoca che abbraccia più generi, dal pop al rock, dal jazz al country folk con sconfinamenti nel moderno R&B. Avendo Paul Mc Cartney e The Who tra le sue influenze giovanili, Hala ha trovato nei Kinks, Emmit Rhodes e Arthur Russell la fonte d’ispirazione durante il periodo di registrazione. Hala ha praticamente suonato tutti gli strumenti di questo disco a parte gli archi: chitarra, pianoforte, basso, batteria, ukulele, xilofono, vibrafono e ovviamente tutte le voci.
“è una raccolta di canzoni tristi e sciocche in un certo senso” ha dichiarato il giovanissimo Hala (ha appena compiuto 23 anni) sottolineando il tentativo (sostanzialmente riuscito) di creare un mix di brani che vanno dalla sua passione per il vecchio country (“Camera”) al pop raffinato (“Why Do You Want Anything To Do With Me”, Making Me Nervous”).
L’album è stato mixato miscelando i suoni originali del demo a quelli aggiunti in studio da Hadlock. Un insieme infinito di suoni che si sovrappongono senza mai dare l’impressione del pasticcio, ogni cosa al suo posto. Possiamo rendercene conto ascoltando il brano che dà il titolo all’album, “Red Herring”. “Emotional R&B” contiene vibrafono, archi, chitarre mentre in “Somehow” possiamo apprezzare le qualità di chitarrista di Ian nel solo.
“True Colors” invece ha due soli protagonisti: la voce e l’ukelele. Possiamo capire perchè Ian ha sempre pensato di terminare con questo pezzo il suo terzo album: è uno stacco che separa le prime undici tracce da quelle che, presumibilmente, saranno le prossime dell’ album che verrà . Anche se l’argomento trattato è scabroso (crimini vari) il tono scanzonato mi ricorda Huckleberry Finn e le sue avventure lungo il fiume Mississipi.
Ben scritto, suonato, arrangiato e prodotto, “Red Herring” ha il merito di farci divertire con le sue melodie azzeccate. Lo stesso Hala, riferendosi all’album sostiene che esso rappresenta quei momenti confusi della nostra vita in cui non riusciamo a capire se stiamo vivendo in una commedia o in una tragedia. Un album così variegato negli stili e nei generi solitamente viene un po’ snobbato ma un disco non si giudica anche (soprattutto?) per le emozioni che sa creare? Questo ci mette di buon umore e tanto ci basta.