Dopo tre album pubblicati per la Orange Twin, i Nana Grizol di Theo Hilton ritornano con un nuovo lavoro sulla distanza, questa volta realizzato da Arrowhawk Records e Don Giovanni Records.
Proveniente da Athens, Georgia e da sempre dichiaratamente queer, il frontman decide, con questo quarto LP, di esplorare la sua identità , legandola in particolar modo all’America bianca, violenta e razzista ““ quasi premonitore dei tragici fatti (purtroppo assai frequenti negli States) accaduti nelle ultime settimane.
“Plantation Country”, molto riflessiva e tranquilla e adornata dal suono dei fiati, parla del ruolo del silenzio nelle violenze: Hilton suggerisce l’educazione invece delle discussioni come metodo migliore per rimediare a questo errore.
La title-track “South Somewhere Else”, invece, ci porta su territori punk-folk piuttosto vivaci, anche se il tono dei vocals rimane mesto, mentre armonica e tromba impreziosiscono il pezzo: i temi toccati qui sono il razzismo e la discriminazione purtroppo ben presenti negli stati del sud come appunto la Georgia.
Ricca di fiati e veloce (ottimo il drumming di Matte Cathcart), “Jangle Manifesto” è un indie-pop intenso ed elegante, che critica il patriottismo estremo.
Incredibile poi il lavoro della tromba di Robbie Cucchiaro in “Quiet I Can Feel It”, molto tranquilla e totalmente incentrata sul suono dei fiati, mentre “Brilliant Blue” ha melodie chitarristiche garage-pop degne dei primi ottimi Strokes e allo stesso tempo mostra un inaspettato, ma assolutamente gradevole senso di nostalgia che sembra riportarci indietro di qualche decennio.
Pieno di belle melodie e di arrangiamenti eleganti, “South Somewhere Else” non forse non rivoluzionerà la musica a livello sonoro, ma è un disco capace di criticare la propria società in maniera utile, intelligente e onesta: come sempre Hilton merita un nota di merito per la sincerità del suo songwriting.