Il mondo della musica è pieno di personaggi singolari, ad esempio Klaus Waldeck. Promettente da bambino, carriera bruscamente interrotta (leggenda vuole) dopo aver distrutto un piano Bechstein, ha esercitato per anni il mestiere di avvocato specializzato in copyright prima di scegliere nuovamente il palco e trasferirsi in Inghilterra dove ha trovato compagni di strada pronti a seguirlo nelle sue avventure.

Ama cambiare Waldeck e ha attraversato diverse sfumature delle sette note, dallo swing più elettrico a omaggi allo spaghetti western, al jazz o alla canzone italiana con album dai titoli curiosi come “The Night Garden”, “Ballroom Stories”, “Gran Paradiso” o “Atlantic Ballroom”. Tocca ora al nuovo “Grand Casino Hotel” presentato come un perfetto American road movie in cui il protagonista sfortunato ma dal cuore d’oro si trova a scappare dai cattivi, magari a bordo di una Alfa Romeo o VW Maggiolino.

Dodici brani divertenti e sfiziosi che spingono all’azione tra trombe e fiati tex mex stile Calexico (“So Strong”) un filo di jazz ritmato, chitarre twang, piano e batteria incalzanti, un pizzico di funk che rende molto tarantiniana la fuga del nostro eroe caduto in disgrazia. Waldeck si accomoda in cabina regia con due brani strumentali o quasi come “Lost In Nevada” e “Una Promossa”, lasciando che siano i suoi collaboratori a interpretare i ruoli principali.

Tre voci femminili si alternano nel ruolo di femme fatale: quella sbarazzina e vivace di Zeebee, quella maliziosa di Patrizia Ferrara e quella rotonda di Joy Malcolm (ben nota ai fan degli Incognito). Spetta al britannico Carl Avory invece il compito di mantenere alto l’orgoglio maschile in “Hold Me Tight”. “It is usually not easy to create lightness among the listener” affermava Waldeck tempo fa ma lui fa il possibile in un disco già  pronto per accompagnare una strana estate.