Su consiglio di Richard Fearless, dominus di casa Death in Vegas, entriamo nel mondo di Rosaceae.
Artista con casa base ad Amburgo della quale sappiamo ben poco: sporadiche apparizioni dal vivo, un’elettronica impegnata, portatrice di messaggi politici e sociali, resi col tramite di pulsazioni sonore che uniscono sapori mediorientali, voci umane, suono naturali ed alieni graffi sintetici.
Per quanto siamo nell’ambient che non ha bisogno di arabeschi particolari, “Efia” è un lavoro lungi dall’ easy listening, tra suoni di ferrose armi, rumori nevrotici, urla, soffocanti asfissie, sezione parlate spesso asettiche, canti cerimoniali. La denuncia è verso la Germania e l’esportazione di carri armati verso la Turchia utilizzati nella guerra contro il popolo curdo. Il suo popolo.
Dice l’artista: <Penso che la musica sia molto adatta per affrontare destini difficili […] Non voglio illuminare affatto. Non è il mio lavoro, nè la mia volontà […] l’ascoltatore dovrebbe, da solo, arrivare ad un messaggio>.
“Efia” più che un album vuole quindi essere un’esperienza. Rosaceae non è quindi da etichettare come una semplice musicista o una cantautrice, ma come un’artista.