Abbiamo intervistato Beercock un’artista che non passa (e non passerà ) sicuramente inosservato. Questa è la nostra chiacchierata, realizzata in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo.

Ciao, benvenuto, raccontaci com’è nato il tuo nuovo singolo “See you around the bend”

Ero stanco di sentire e leggere i commenti negativi delle persone. Avevo bisogno di urlare “alzati e fa’ qualcosa, santo cielo!“, allora mi sono alzato e ho fatto un singolo, con tutto quello che mi restava dopo un periodo di privazione importante come il lockdown: la mia voce e il mio corpo. Solo questi due strumenti.

Quali sono le differenze tra il vecchio Beercock di “Wollow” ed il nuovo?

Quello di adesso non è più un cantautore che canta canzoni. E’ un giovane uomo che ha delle cose da dire, suppongo.

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente nell’ultimo anno? Cos’hai ascoltato che ti ha smosso qualcosa dentro?

Una marea! Sicuramente hanno avuto su di me (fra i contemporanei) Anthony & the Johnsons, Moses Sumney, Bon Iver, Apparat. Ma i miei ascolti costanti sono Otis Redding (e tutta la scena soul di Memphis di quel periodo), i primi lavori dei Roxy Music, tutto di John Coltrane, W.A.Mozart (nelle esecuzioni di Glenn Gould). E poi davvero troppa roba, non saprei: ho detto quello che ho ascoltato questa settimana. Ah, e anche Mina!

Cosa dobbiamo aspettarci da un tuo futuro disco? Un “Wollow” parte 2 oppure un Beercock totalmente diverso?

Un “Wollow parte 2” significherebbe rivangare cose che non mi appartengono più, un certo modo anche di fare performance dal vivo che è cambiata quasi del tutto rispetto a prima. Il prossimo album, come dico spesso, è incentrato sull’idea di una nuova umanità : consapevole, esigente, per cui bisogna lottare. Senza esclusioni, senza confini, senza sfruttamento. Questo nuovo messaggio lo stiamo immaginando (stiamo: io e Fabio Rizzo, produttore) suonato con solo due strumenti: il corpo e la voce. Infatti il concept del nuovo progetto è proprio: “Voce. Corpo. Rito“.

Con chi ti piacerebbe fare un featuring?

Con John Coltrane. Subito. Vi prego. Qualcuno lo resusciti.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Come accennavo, l’album è in lavorazione a Palermo con il produttore Fabio Rizzo. Parallelamente sto curando alcune colonne sonore per il teatro, e sto scrivendo la performance musicale che porterò in tour sul tema di “Voce. Corpo. Rito”. Ah, e poi devo resuscitare John Coltrane, dicevo.