Ma che meraviglia questo secondo album degli spagnoli Uniforms. La base è un dream-pop dall’altissimo valore popedelico che abbraccia lo shoegaze…volete chiamarlo psych gaze? Fate pure, ma non fermatevi alle definizioni. Non aspettatevi da questo album solo distorsioni rabbiose o stordenti, quello che la band vuole trasmettere è, in primis, un magnifico senso di libertà , senza vincoli. “Fantasà­a Moral” è un vero e proprio viaggio ad occhi aperti, di quelli in cui la realtà , proprio come nella copertina del disco, può assumere forme stravaganti e suggestive.

Slowdive e Beach House sono nel DNA della band, ma l’elaborazione personale è una capacità  innegabile per questo quartetto, che guarda agli anni ’90 con rispetto ma anche con spirito costruttivo. Una canzone come “Serena”, così come “Semana Satan” che apre il disco in modo sublime e con totale pathos lisergico, è proprio cartina tornasole indicativa per quanto dicevo prima, un viaggio etereo, con queste chitarre che ci portano in alto, e noi restiamo a galleggiare, sostenuti da una melodia perfetta. Se vi sembrerà  di stare nel mondo de “La Storia Infinita” c’è un perchè. Attimi di leggiadria (“Casi Famosas”) che si alternano a vere tempeste sonore (“One Hit Wonder”), la rigogliosità  superbamente dream-pop di “Sunflower Sea Star” che si scontra con gli andamenti degni dei Chapterhouse di “Eugenesia”, mentre “Selvas En Llamas” è una oscura preghiera con la batteria che marcia solida. Una varietà  di emozioni e di sensazioni infinita.

Un viaggio nel quale incontrare il sole o la notte, la tenebra o lo squarcio di luce, la pioggia o la brezza rinfrescante non spaventa, anzi, fa tutto parte di una ricerca costante di empatia che la band ci chiede di mettere in atto (e ci riesce, ve lo assicuro).

Che disco magnifico.