di Stefano Bartolotta

Ci sono dischi figli di un determinato trend musicale che restano confinati in esso e non superano la prova del tempo, e non c’è niente di male in questo, perchè fare musica figlia del proprio tempo e pensando solo al qui e ora è bellissimo sia per i musicisti, ma anche per chi ascolta e vive l’eccitazione di assistere in diretta allo sviluppo di un filone musicale. Ci sono, però, anche i dischi che nascono con lo stesso intento, ma che sono fatti talmente bene, grazie a idee brillanti e di personalità , che la prova del tempo la superano eccome ed entrano nel gotha della musica.

Il debutto dei Charlatans è uno di quei dischi, e celebrarne il trentesimo compleanno è un dovere ineluttabile per ogni appassionato. è un album che in molti, superficialmente, vedono come legato al cosiddetto stile baggy e a quei groove ritmici portati in auge dal debutto degli Stone Roses, uscito l’anno precedente. Di solito, ai Charlatans si riconosce giusto un utilizzo riconoscibile delle tastiere dell’hammond, ma non li si ritiene come una band dotata di molta personalità . Ma chi il disco l’ha ascoltato bene, sa perfettamente che non è così, e che queste 11 canzoni portano con sè una varietà , una brillantezza e una densità  di contenuti assolutamente rimarchevoli.
Certo è vero che il singolo trainante “The Only One I Know” contiene linee di chitarra molto somiglianti a quelle della “Hush” dei Deep Purple, e certamente è indiscutibile l’influenza dei Byrds per quanto riguarda la sopra menzionata e importantissima parte ritmica (ma questo vale anche per gli Stone Roses e per tutti coloro che si sono agganciati al filone baggy), ma nel disco c’è anche molto altro, ed è tutta farina del sacco di Tim Burgess e soci, allora ancora privi dell’eccellente chitarrista Mark Collins, che arriverà  l’anno successivo rispetto alla pubblicazione di questo disco, ma con il suo omonimo Rob più creativo ed esuberante che mai alla tastiera.

L’ampiezza delle tonalità  e la profondità  del suono portate in dote dal suo genio sono pura gioia per le orecchie, e i passaggi dalle atmosfere solari di “White Shirt” a quelle eteree di “Then, all’introspezione di “Flower”, all’esplosione sonica della conclusiva “Sproston Green” sono tappe di un viaggio che viene voglia di compiere un numero infinito di volte, e che dà  sempre emozioni forti.

Vogliamo poi parlare delle melodie? Tutte efficacissime e di gran qualità , e la cui successione una dietro l’altra è in grado di far girare letteralmente la testa a qualunque ascoltatore. Scommetto che chiunque abbia ascoltato tante volte questo disco si è trovato a canticchiare almeno la strofa dell’iniziale “You’re Not Very Well”, o quelle delle citate “Flower” e, soprattutto” “The Only One I Know”. E questi sono solo gli esempi di maggior immediatezza, ma, come detto, la qualità  è altissima e costante per tutto il disco, e i momenti più sfuggenti e raffinati (“Then”, la strumentale “109 Pt. 2”, “Believe You Me”) si fondono egregiamente con tutte le sfumature degli arrangiamenti per creare un risultato particolarmente ammaliante.

E della voce di Tim, cosa vogliamo dire? Semplicemente, il Nostro non ha nulla da invidiare a nessuno in termini di carisma, riconoscibilità  e capacità  di adattarsi al contesto sonoro e musicale mantenendo intatte le caratteristiche del proprio stile. Non è un caso che ancora oggi, a tre decenni dalla pubblicazione di questo debutto capolavoro, Tim sia ancora in grado di imporre il proprio marchio a qualunque declinazione del pop che lui scelga di affrontare. Questo lo si nota particolarmente bene nel disco solista uscito proprio a maggio di quest’anno, ma i semi di questa pianta così solida e longeva che è la sua voce erano già  stati ben interrati e coltivati attraverso le canzoni di “Some Friendly”. L’eccitante espressività  vocale è uno dei punti di forza di questo disco e di ognuno degli altri 17, tra Charlatans e carriera solista, con Tim Burgess sul ponte di comando.

Soffiamo tutti, almeno virtualmente, su queste 30 candeline, perchè “Some Friendly” è un vero e proprio patrimonio della musica pop, e anche della musica in generale, e la stessa esistenza dei Charlatans è una benedizione, iniziata proprio da qui

Pubblicazione: 8 ottobre 1990
Durata: 47:54
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Rock alternativo, Madchester
Etichetta: Dead Dead Good Records, Situation Two, Beggars Banquet Records
Produttore: Chris Nagle

Tracklist:
“You’re Not Very Well” (Baker, Blunt, Brookes, Burgess, Collins) ““ 3:31
“White Shirt” (Blunt, Burgess, Collins) ““ 3:25
“The Only One I Know” (Baker, Blunt, Brookes, Burgess, R. Collins) ““ 3:58
“Opportunity” (Blunt, Brookes, Burgess) ““ 6:41
“Then” (Blunt, Brookes, Burgess, Collins) ““ 4:11
“109 Pt.2” (Blunt, Brookes, Burgess, Collins) ““ 3:18
“Polar Bear” (Baker, Blunt, Brookes, Burgess, Collins) ““ 4:56
“Believe You Me” (Blunt, Brookes, Burgess, Collins) ““ 3:41
“Flower” (Baker, Blunt, Burgess, Collins) ““ 5:27
“Sonic” (Brookes, Burgess, Collins) ““ 3:32
“Sproston Green” (Baker, Blunt, Burgess, Collins) ““ 5:08