E’ un piatto ricchissimo quello che i fan dei Menswe@r possono gustarsi con l’acquisto di questo cofanetto edito da Edsel. L’occhio e la mano del collezionista si esaltano con un bel box, spillette, foto autografata e il doveroso libricino che racchiude interessanti chiacchierate con i membri del gruppo, ma è la parte sonora quella che maggiormente viene curata, grazie alla riproposizione completa dell’opera omnia del quintetto.
Si parte ovviamente da “Nuisance”, celebrato anche in un nostro recente compleanno, che metteva in luce la capacità della band di partire da modelli classici nell’iconografia inglese (e decisamente in voga negli anni ’90, anche nel look) per sviluppare un tracciato accattivante, brillante e coinvolgente, fatto di chitarre indie-rock dall’animo britpop, coretti appiccicosi e ritmi incisivi. “Daydreamer” sarà il loro brano più rappresentativo e che assomigli a questo o a quello poco importa: ci sta, eccome se ci sta!
Le b-side dei vari singoli estratti fanno bella mostra, con una “Satellite” che criminalmente è rilegata al ruolo di lato B quando invece meritava di stare tranquillamente nell’album. E’ in queste canzoni che iniziamo a capire come la band stia esplorando quei nuovi percorsi che poi sfoceranno nel secondo album “Hay Tiempo”, un lavoro decisamente di rottura con il passato. Non parliamo tanto della rabbia esplosiva di “Crash” (il brano preferito di Johnny!) quanto piuttosto delle parabole stravaganti di “Phat Kid Music”, della morbidezza di “Sunlight On The Moon” o del country-western di “26 Years”.
Passiamo poi al clandestino “Hay Tiempo”, uscito ufficialmente solo in Giappone nel 1998. La band ha un Matt Everitt in meno (e si sente, visto che il suo sostituto non è certo all’altezza) ma un Paul Fletcher in più. Il tastierista, entrato ufficialmente nella line up, ci mette parecchio del suo nel songwriting e negli arrangiamenti, oltre all’animo alt-country di Simon White che sembra prendere il sopravvento rispetto alle vecchie influenze. Sta di fatto che il disco arriva come un pugno in faccia per chi si aspettava un sound che ricalcasse quello dell’esordio. Le 10 canzoni (più tutti gli inediti estrapolati proprio dalle session di quel disco, vera perla del confanetto) dell’album mostrano una band nuova. Organo e fiati che fanno capolino spesso e volentieri, un mood musicale che passa da paesaggi in odor di country all’alt-rock, con i ritmi che calano rispetto all’esordio. La capacità melodica non si è certo persa, ma è il contesto sonoro tutto nuovo che ovviamente cattura l’attenzione, spiazzando. L’occhio all’America come potrebbero fare i Charlatans, delizie alt-country che potrebbero appartenere ai Teenage Fanclub (“Holding Thight” su tutte), ballatone con tripudio d’archi, passaggi in acido con l’approvazione dei Primal Scream più rock (“Shine”) e pure l’intensità tutta piano e archi (“Tomorrows”): dove siano finiti i vecchi Menswe@r non si sa, certo che questi nuovi non ci dispiacciono affatto. Siamo contenti che finalmente questo disco possa vedere la luce in modo importante. Non è un capolavoro, certo, ma è la testimonianza di una band viva, capace di mettersi in gioco in modo profondo e rischioso.
Parlavamo prima degli inediti, certo. Il disco di rarità fa la sua bella mostra e, come dicevamo, il piatto forte sono tutti gli inediti del periodo di “Hay Tiempo” che la London Records ha ritrovato chissà dove. Non mancano demo assortiti di qualche classico, una versione riuscita di “Can’t Smile Without You” (era uscita per una compilation se non ricordiamo male) e pure canzoncine piacevoli, ma note, come “People I’m Hooch”, ma gli inediti ci fanno troppa gola. Come dicevamo sopra, queste 11 novità servono come compendio ad “Hay Tiempo” e fotografano alla perfezione l’estro creativo che animava una band che forse era realmente cresciuta, musicalmente, troppo in fretta e troppo repentinamente (cosa che non si può dire, forse, dal punto di vista umano, dove anche la droga e la gestione della fama dettarono legge nel tracollo) per non spaventare casa discografica e fan. “Why I Love Her” è splendida, dritta e incalzante, “Something For Nothing” potrebbe davvero appartenere al repertorio dei Charlatans, “Coming Back For More” ha questa chitarra acida che si sposa alle tastiere, mentre “Weekday People” è una marcetta pop con tanto di fiati superlativi e riprende un po’ qualche profumo britpop.
Tanta carne al fuoco insomma e anche qui l’idea che qualche brano di questi inediti potesse tranquillamente stare sull’album.
“The Menswe@r Collection” quindi si dimostra un lavoro di recupero ottimale e con una confezione assai accattivante: il prodotto è di alta qualità .
Morale della favola, se siete fan dei Menswe@r immaginiamo che questo cofanetto sia già tra le vostre mani, ma per chi invece non lo fosse mai stato…beh…non è mai troppo tardi per diventarlo!
Rarities: 1994 – 1998 available on all digital platforms at midnight! #menswear25 â’Žï¸
Pubblicato da Menswear su Giovedì 22 ottobre 2020