Borat è tornato e ha portato con se i suoi pregi e, soprattutto, i suoi difetti.
Se la satira sull’America di Trump e sul suo negazionismo in fatto di Covid-19 funziona e colpisce a segno, missione piuttosto facile peraltro, risultano invece un po’ fuori luogo gli attacchi ai bersagli collaterali.
Anche le risate, che al solito con Cohen dipendono molto dalla disinibizione dello spettatore, non sono tante come nel capitolo precedente.
Da antologia comunque alcune gag, come quella sul “maskini” e la terribile danza della fertilità al ballo delle debuttanti.