#10) DANIEL BLUMBERG
On&On
[Mute]
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Daniel Blumberg ci rinnova l’invito per avere accesso al suo mondo caustico e vorticoso. Questa volta più che mai ondulatorio e ipnotico, un disco che colleziona 9 tracce che sono invero un’unica canzone infinita dalle svariate e curiose sfaccettature sonore e semantiche.
#9) CARIBOU
Suddenly
[City Slang]
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“Suddenly” è un lavoro perfetto. Caribou si lascia andare a sonorità semplici e molto catchy e il risultato è più che mai riuscito. “You and I” e “Never Come Back” meriterebbero serate magiche nei locali di tutto il mondo che nel 2020 purtroppo non hanno potuto avere. Ci scateneremo e ne godremo appena possibile. Questo è certo.
#8) PHOEBE BRIDGERS
Punisher
[Dead Oceans]
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Per molti di noi questo è forse il disco dell’anno, sicuramente immancabile in una top 10 di questo 2020, un anno comunque capace di regalarci perle musicali davvero inaspettate. Phoebe convince con la sua scrittura accorta e la dimensione profondamente emozionale e vibrante del suo immaginario artistico.
#7) POST NEBBIA
Canale Paesaggi
[Dischi Sotterranei/La Tempesta]
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La novità italiana più interessante con il lavoro più valido dell’anno. I Post Nebbia ci presentano una serie di quadri dal sapore retrò di provincia, ma con un gusto inaspettato e invitante. Tutto molto esaltante.
#6) SUFJAN STEVENS
The Ascension
[Asthmatic Kitty Records]
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“The Ascension” è un album complesso e stratificato e allo stesso tempo orecchiabilissimo (“Video Game”), che porta Sufjan Stevens oltre i livelli di “Carrie & Lowell” spedendolo direttamente tra i pop dreamers che contano. Sicuramente tra quelli che più amano giocare e mischiare con gusto e garbo la materia elettronica.
#5) FLEET FOXES
Shore
[Anti]
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Una sorpresa davvero gradevolissima quella trovata questo equinozio d’autunno tra le foglie arrossate: un disco sincero e profondo dalle sonorità indie-folk che ci sussurrano positività evocando emozioni pure da riscoprire.
#4) FSK SATELLITE
Padre Figlio Spirito
[Thaurus]
Semplicemente questo album pone un nuovo standard e delle nuove regole per chi si vuole cimentare a produrre nuova musica trap. Una pietra miliare del genere: dopo questo disco non è più possibile ascoltare musica “trap tradizionale” perchè sembrerebbe subito tutto molto obsoleto e fuori fuoco.
#3) BILL CALLAHAN
Gold Record
[Drag City]
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Stupenda galleria di quadri umani ambientati in campagna dove i protagonisti sono i pensieri più sinceri che un essere umano possa concepire semplicemente vivendo. Questa musica è immortale, la voce di Bill una calda mano guaritrice sopra le nostre teste affollate di pensieri e amenità .
#2) FONTAINES D.C.
A Hero’s Death
[Partisan]
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Una conferma stupenda. I giovani dubliners centrano l’obiettivo e ci regalano un nuovo album convincente dalle sonorità più ovattate e riflessive rispetto all’esplosivo esordio”Dogrel” dell’anno scorso. I Fontaines D.C. sono la band di riferimento per tutta la nuova scena post-punk e per l’indie-rock in generale.
#1) IDLES
Ultra Mono
[Partisan]
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Essere sè stessi paga. Gli IDLES stanno conducendo un’orda di persone di buon cuore incazzate sulla cima del mondo per riversare di sotto tutte le proprie rimostranze.
(Do you hear that thunder? That’s the sound of strength in numbers.)
Questi sono i nuovi slogan cognati dal basso, non da uno studio di marketing pubblicitario. La voce è la nostra, il ritmo è irresistibile, la potenza è verace, distruttiva e costruttiva all’unisono.
Gli IDLES sono i pionieri di un nuovo mondo e di un nuovo genere musicale, entrambi molto simili alle ceneri dalle quali stanno sorgendo.