Nati agli inizi degli anni ’80 dalla fiorente scena noise-rock di NYC, i Live Skull hanno pubblicato solamente quattro album e, dopo numerosi cambiamenti di line-up, si sono sciolti nel 1990.
Mentre gli ex componenti sono comunque rimasti impegnati con nuovi progetti, nel 2016 è arrivata la reunion in occasione del trentacinquesimo anniversario del B.C. Studio di Martin Bisi: Mark C., Marnie Jaffe e Richard Hutchins hanno registrato alcune nuove canzoni e, alla fine dello scorso anno, via Bronson Recordings, è arrivato anche un nuovo LP, “Saturday Night Massacre”.
Questo loro sesto full-length, invece, ha un approccio differente, essendo diviso in due: sul primo lato, infatti, troviamo delle canzoni registrate recentemente, mentre sul secondo materiale estratto dall’archivio della band statunitense, tra cui quattro brani presi da una loro vecchia Peel Session datata 1989.
Il nuovo disco si apre con “In A Perfect World” ed è il suono delle sirene a dare il la ai giochi: pur con buone sensazioni melodiche e un incisivo lavoro di dure chitarre, la opening-track risulta dolorosa ““ specchio dell’attuale situazione socio-politica degli Stati Uniti ““ ma allo stesso speranzosa in futuro migliore.
Potente e cattiva quanto basta, “Day One Of The Experiment”, registrata live, mette in luce tutta la determinazione del gruppo capitanato da Mark C., mentre nella successiva “Dispatches” non possiamo che lodare il lavoro di Richard Hutchins con delle piacevoli percussioni africaneggianti, che aggiungono un elemento piuttosto inaspettato al suono oscuro dei Live Skull.
Dura e molto intensa l’inedita “Adema”, tratta dalle Peel Session, che vede Thalia Zedek ai vocals: le chitarre devastanti e la batteria distruttiva descrivono bene la forza e l’aggressività della band statunitense.
La successiva “Amputease” poi ci carica con la sua velocità e la sua grinta e, attraverso la violenza della sua strumentazione, sembra introdurci al mondo grunge che era nato da pochi anni e sarebbe esploso a livello mondiale di lì a poco.
Un percorso che ci permette di studiare quasi tutta la carriera dei Live Skull, “Dangerous Visions” ci mette di fronte a un gruppo che sembra avere ancora più di qualcosa da dire e allo stesso tempo ci fa riscoprire una parte inedita del loro passato: un viaggio davvero interessante da esplorare.
Photo Credit: Michael Jung