Finalmente sono arrivati, li hai incontrati quasi per sbaglio, “…. It was at the Cambridge Science Fair“, li hai subito messi sul piatto e hai preso fuoco “…I could make so many things catch on fire”, non importa se il tempo ti dirà che sono solo semplici bolle di metano”…just covered in bubbles of methane gas…“, che sono dei bugiardi, “… I’m sorry I have always been a liar…“, ancora attaccati alla gonna della madre,”… Still living with my mother…“, ma per ora sei impressionato e inizi a bruciare.
Ora che siete pronti e avete ascoltato cercate e volete riferimenti, riferimenti e riferimenti, “…References, references, references What are you on tonight?“, sempre pronti a dire che nulla ormai si crea di originale, perchè nulla è meglio del vostro decennio da ragazzi qualunque esso sia.
Allora meglio spellarsi le mani per chi vi tira la giacchetta e vi porta inconsapevolmente nel mainstream e criticare chi invece, nel mainstream, ci sguazza con sfacciato splendore, qui però non siamo nel primo e neanche nel secondo caso, finalmente abbiamo qualcuno che non fa calcoli.
La band è formata da sette talentuosi elementi, alcuni con una formazione musicale classica, e tutti democraticamente partecipi della fase creativa volta alla realizzazione di brani, che nel rivivere le loro esperienze vi mostrano chiari riferimenti “.. And fled from the stage with the world’s second-best Slint tribute act “, e realizzano brani fuori dalla classica modalità canzone, brani lunghi che spesso hanno una composizione sorprendente e spiazzante.
Non deludono neanche i testi, personali e capaci di catturare l’attenzione, anche quando vengono citati vari personaggi, Richard Hell, Scott Walker, Kanye West e Black Midi, spesso recitati con coinvolgente intensità “... I am ‘modern-Scott Walker’ I am a surprisingly smooth talker And I am invincible in these sunglasses…“.
“Science Fair” lo abbiamo ampiamente e giocosamente citato nella prima parte, “Instrumental” è l’ottimo inizio, “Athens, France “e “Sunglasses” li avevamo già ascoltati ma vengono qui tirati a lucido mantenendo il loro valore originale, “Track X” è il momento tranquillo, puntellato dal violino e da un testo notevole e infine “Opus”, potente e dai sapori balcanici, una chiusura fantastica ed evidente manifesto delle potenzialità di questa nuova sorprendente giovane band, sei brani per una quarantina di minuti che volano via.
I Black Country, New Road con il loro primo LP, “For The First Time”, si impongono come un nuovo importante insieme di talenti, un gruppo coraggioso e caratterizzato da una scrittura musicale molto interessante, genuina, spontanea e anarchica, che ad alcuni potrà sembrare ancora acerba, ma che in realtà è caratterizzata da una grande e potente sapienza, sorprendente per dei ragazzi così giovani.
Sono arrivati e finalmente rimischiano le carte e vanno oltre il predominante panorama post-punk, il mondo indie ha un nuovo punto di riferimento, una stella che potrebbe essere destinata a brillare ancora per molto tempo.
Credit Foto: Maxwell Grainger