Quattordicesima fatica in studio per quei simpaticoni dei NOFX, veterani del punk rock californiano che festeggiano i trentotto anni di carriera con quello che, almeno nelle intenzioni iniziali, sarebbe dovuto essere un corposo album doppio. Le innumerevoli difficoltà provocate dalla pandemia di COVID 19 e i non pochi dubbi del cantante e bassista Fat Mike sull’operazione in generale hanno però spinto la band a modificare i piani e a doversi accontentare di un “Single Album” di trentasei minuti.
Le dieci canzoni del disco, che arriva a un lustro di distanza dal precedente “First Ditch Effort”, non rappresentano in alcun modo una rottura netta con il passato: è sempre la cara, vecchia miscela esplosiva di hardcore melodico farcita di ritmi frenetici, chitarre affilate e testi dissacranti. Non mancano però le sorprese, purtroppo non sempre piacevoli.
Deludente ad esempio è l’iniziale “The Big Drag”, una deprimente cantilena heavy che si trascina faticosamente per sei lunghissimi minuti con accordi buttati alla rinfusa all’interno di un quadro privo di una struttura ben definita. Le cose vanno decisamente meglio con la reggaeggiante “Fish In A Gun Barrel”, un’amara riflessione sulle sparatorie di massa, e l’inclassificabile “Your Last Resort”, che dopo averci fatto credere di essere una triste piano ballad per ben novanta secondi deflagra nella violenza di un punk rock 100% stile NOFX.
Per il resto il quartetto sembra voler giocare facile, lasciando quindi un po’ in disparte quel gusto per le contaminazioni e le trovate eccentriche che, nell’ormai lontano 1999, fu alla base di quella gloriosa follia di diciotto minuti e mezzo che porta il titolo di “The Decline”. Si va sul sicuro con le coinvolgenti “I Love You More Than I Hate Me”, “Fuck Euphemism”, “My Bro Cancervive Cancer”, “Birmingham” e “Doors And Fours”, un roccioso mid-tempo caratterizzato da qualche piacevole linea di chitarra slide.
No, questo “Single Album” non passerà alla storia come il miglior lavoro mai realizzato dai NOFX, i cui tempi d’oro sono già da un pezzo alle spalle. è bello comunque poter constatare il fatto che la band abbia ancora tanta voglia di far divertire gli ascoltatori e divertirsi, facendosi scherno della propria storia con uno strano brano intitolato “Linewleum”. Si tratta di una sorta di meta-canzone che annuncia il pensionamento, dopo “700 cover e 1800 concerti”, di un superclassico qual è “Linoleum” (da “Punk In Drublic” del 1994). Il brano viene stravolto in compagnia degli Avenged Sevenfold (!) e ha il suono di un fragoroso vaffa a tutti i fan più nostalgici. Una bella mossa da veri punk rocker, non c’è che dire.
Credit foto: Jonathan Weiner