I Tigers Jaw. Basta guardarli in foto e subito ti viene voglia di abbracciarli per quanto sono carini. Poi pensi che, visti i tempi che corrono, forse è meglio mantenersi a una distanza di sicurezza per non rischiare. E allora accontentiamoci di ascoltarli con “I Won’t Care How You Remember Me”, il loro sesto album, che di contagioso ha solo tante belle melodie pop punk zuccherose pronte a stamparsi in testa sin dal primissimo ascolto.
Undici brani che, senza rinunciare a una buona dose di grinta, lasciano emergere con chiarezza il lato delicato e gentile di una band che non ha mai cercato di nascondere le proprie emozioni. Il quartetto statunitense, al debutto con la Hopeless Records, tenta un timido ritorno alle origini con un disco tutto sommato essenziale, dallo stile fresco e leggero. è quello che loro stessi definiscono un approccio da “ritorno in cantina”: le sottigliezze sonore alla base del precedente “spin” qui spariscono o quasi, sostituite da una voglia di semplicità rock che sa di dimensione live.
L’avvio però sembra trarre in inganno: la chitarra acustica e il pianoforte che accompagnano dolcemente la voce di Ben Walsh nella title track potrebbero far pensare a una svolta folk del quartetto. Niente di più sbagliato: già al secondo minuto si viene travolti da una bella scarica di power chords grassi ed energici. Inizia così una lunga festa a tema indie rock/pop punk, con il già citato Walsh e Brianna Collins (anche tastierista) ad alternarsi al microfono.
Quest’ultima può certamente vantarsi di essere la protagonista di alcuni tra i momenti migliori di “I Won’t Care How You Remember Me”: su tutti la malinconica “Lemon Mouth”, la fragile “Heaven Apart” e la carinissima “Cat’s Cradle”, una delizia power pop abbastanza aggressiva che mi ha fatto ricordare gli ingiustamente dimenticati Ozma, talentuosi cloni dei Weezer che, proprio come i Tigers Jaw, amavano farcire i loro brani di riff sintetici estremamente orecchiabili.
Peccato non sia tutto oro ciò che luccica. A volte, infatti, la band tende ad annoiare e a eccedere con la melassa. Lo fa andando a recuperare certe sonorità emo un po’ annacquate (“Never Wanted To”), o ancora provando in maniera decisamente evidente a fare il verso ai vecchi Paramore (“Commit”). Ma poco importa: nell’insieme “I Won’t Care How You Remember Me” è un album gradevole e solido, capace di conquistare con pochi ma ben selezionati ingredienti.