Ho sempre sognato di fare il commesso in un negozio di musica. Davvero, mi sarebbe sempre piaciuto vivere in mezzo ai dischi e vivere in mezzo a chi vive per i dischi, perchè se la musica è vita c’è gente che vive per la musica (e dunque vive² ““ una gag degna di Jerry Calà questa del vive², me ne compiaccio) ed i commessi di conseguenza se la godono perchè entrano a contatto con un microcosmo fatto di persone, pensieri, manie, desideri, stranezze e tic assortiti.
Roba che ogni giorno vedi sempre la stessa gente, impari a conoscerla, praticamente ci diventi amico, condividi una passione ma ogni giorno è un’avventura, ogni giorno è una cosa diversa e tirare giù la serranda per chiudere bottega ed andare a casa diventa molto difficile. Io che sono un tipo razionale non sono portato per l’avventura (e nemmeno per la gente che ascolta il reggae e/o il folk altermondista) nella vita son finito a fare tutt’altro, però mi resta sempre questo sogno nel cassetto (e tre nell’armadietto ““ citazione coltissima) e -chissà ““ magari un giorno riuscirò pure ad esaudirlo. Chi lavora in un negozio di musica è fortunato perchè ha trasformato un hobby in lavoro e viceversa, ed io un giorno diventerò così.
Dicevo, commesso di musica e i sogni son desideri. C’è un signore che si chiama Maurizio Blatto e scrive di musica ed altro (tra l’altro divinamente) su Rumore, e che nella vita di tutti lavora in uno storico negozio di dischi a Torino. Blatto un giorno ha deciso di prendere carta e penna (in senso figurato credo, visto che tutti ormai per scrivere usano il personal computer, ma magari lui è ancora uno di quelli che scrivono tutto a mano) e di scrivere un libro chiamato “L’Ultimo Disco Dei Mohicani” in cui parla di questa sua nobile professione, ed il risultato è che ne è venuto fuori un mezzo capolavoro.
Quando senti parlare di libri sulla professione del commesso di negozio di dischi ti viene subito in mente “Alta Fedeltà ” di Nick Hornby, ma Maurizio Blatto si spinge molto oltre: non sviluppa una vicenda o una storia (se così avesse fatto ne sarebbe venuta fuori un’autobiografia, sai che palle) ma tratteggia dei personaggi e delle situazioni, condendo il tutto con tonnellate di ironia, verve comica ed una prosa brillante e dinamica. Ed io che oltre a sognare di fare il venditore di dischi sono pure un incallito osservatore dei comportamenti altrui rido tantissimo però sotto sotto brucio di invidia per non aver mai incrociato sulla mia strada metallari bolliti e sconfitti, mitomani che affermano di aver inventato il suono dei Massive Attack, freak che hanno sacrificato la loro vita sociale in nome di un impianto stereo dal suono perfetto, slavi che vogliono morire sotto alla sezione dischi reggae, gente che cerca di vendermi dischi di fantocci alla Claudio Baglioni, gente che ha perso tutti i neuroni girando per afro-raduni et altri bizzarri esempi di persone che per resistere al logorio della vita moderna hanno semplicemente scelto di rimanere ai margini, incuranti del loro essere grotteschi nonchè oggetto dello scherno del prossimo.
Si potrebbe andare avanti all’infinito a parlare di “L’Ultimo Disco Dei Mohicani” ma non c’è gusto, un libro del genere va letto e vissuto, per capire, per capirsi ma soprattutto per ridere come se non ci fosse un domani, come se i dischi fossero destinati a sparire sul serio per colpa degli mp3 in download illegale.
L’Ultimo Disco Dei Mohicani
Voto: 8
Autore: Maurizio Blatto
ISBN: 978-8876155116
Pagine: 228
Data di pubblicazione: ottobre 2010
Editore: Castelvecchi