“Burn” è un’opera potente che ti incolla alla poltrona. Si consiglia il dolby surround.
Lisa Gerrard, la regina del dark che insieme a Brendan Perry ci ha regalato la maestosità dei Dead Can Dance, ci propone insieme al compositore e tastierista attuale proprio dei D.C.D. Jules Maxwell un progetto musicale breve ma intenso, un’opera che sembrerebbe adatta a sostenere un bellissimo film che però non esiste.
La voce di Lisa Gerrard è immensa e non appena si apre in tutta la sua vastità i brividi sono assicurati. Il gaelico racconta un mondo profondo e la sinfonia, molto elettronica, ci conduce in terre inesplorate. “Burn” è un viaggio, un validissimo strumento per evadere ed espandere la propria percezione verso lidi misteriosi ed enigmatici.
I richiami sono quelli degli ultimissimi Dead Can Dance e l’approccio è quello dei dischi solisti della Gerrard senza Brendan Perry. Jules Maxwell fornisce uno stimolante terreno sonoro, spesso aspro e impervio sopra il quale la voce della cantante del “Gladiatore” si arrampica senza fatica e sprigiona tutta la propria potenza e ricchezza espressiva.
L’opening track “Heleali (The Sea Will Rise)” è un ottimo saluto di benvenuto che introduce alla perfezione nell’atmosfera che verrà mantenuta per tutta la durata dell’opera. Solennità , ricerca e mistero. Ricerca dentro sè stessi e fuori di sè, ma sempre fino in fondo, più in profondità possibile in una direzione e nell’altra.
Il singolo “Noyalain (Burn)” è stato goduto dai seguaci della musicista australiana che hanno probabilmente apprezzato gli echi concentrici tipici della world music in un immaginario molto naturalistico caratterizzato da una struttura compositiva piuttosto accattivante.
Io personalmente ho molto gradito la moderna chiave folktronica dei brani “Orion (The Weary Huntsman)” e “Keson (Until My Strenght Returns)” che riesce in un certo modo ad allargare la fruibilità della voce di Lisa Gerrard, in queste due tracce impegnata in rifiniture e velature tipicissime del suo repertorio e della sua qualità stilistica e tecnica, fornendo un contesto piacevolmente contemporaneo.
“Burn” racchiude tutta la bellezza della voce di Lisa Gerrard e dell’immaginario a cui appartiene, Jules Maxwell è stato bravo a mettere del suo e a farla approdare all’odierno scenario musicale.
Forse il difetto di questo album è che ci spinge e ci stimola verso una profondità che non si rispecchia del tutto nella musica proposta, che non riesce a trovare quella cifra stilistica appropriata a questa voce maestosa che ha fatto la storia della musica contemporanea.