Ebba e Michel Gustafsson à…gren coppia nell’arte e nella vita, pubblicano il loro terzo album “Marriage” dopo “Okay” del 2017 e “Softie”, uscito un paio di anni fa.
Dieci brani che riflettono le ansie, le paure, le preoccupazioni ma anche le sicurezze e i conforti che la vita distribuisce copiosamente a una coppia che ha raggiunto con il matrimonio una dimensione solida per la propria relazione che iniziò ai tempi della scuola. Ebba e Michel hanno potuto scrivere questi brani senza pressioni, nell’intimità che solo quattro mura domestiche sanno creare.
Anche i suoni sono puliti dagli eccessi di una produzione sontuosa che avrebbe soffocato un’energia che viene assorbita dal cuore di chi ascolta, libera da fronzoli e infiorettature ma gravida di nitide, crude e aspre emozioni.
Subito, dai primi respiri della opener “Come Here”, veniamo attirati nella trappola del duo di Malmö: le semplici note di due accordi di chitarra che si appoggiano al suono di una tastiera che sembra imitare un’altalena dalle giunture cigolanti. La voce di Ebba, tremolante, impaurita, in cerca di aiuto: “I want to be a wife / And I want to be a clown / By your side / By your side”.
I testi dei brani, tutti scritti dopo il matrimonio celebrato due anni fa, sono quindi una riflessione di Ebba sulla relazione, sui dubbi e le incertezze che non riguardano il rapporto reciproco ma quelli che nascono e prendono forma nell’interiorità del singolo.
Un guardarsi, un osservarsi, una ricerca di se stessi che porta a interrogarsi, a ricercarsi.
“Is that a picture of me? /Fuck that picture of me.” si chiede Ebba in “That Picture of me” trovando la forza di rinnegarsi, una non accettazione di una visione di sè.
“Marriage” è un percorso personale ma che coinvolge ognuno di noi. Il rapporto con gli altri ci spinge, ci obbliga a vedere e riconoscere noi stessi. Anche il desiderio di non vedere, di scappare dalla verità è un passo verso la conoscenza, verso la consapevolezza.
Un album delicato, intimo, raffinato. Un momento di riflessione utile e necessario.
Credit Foto: Lamia Karic