L’esordio sulla lunga distanza del progetto Soft Moon era uscito verso la fine del 2010, e aveva fatto in tempo a entrare nella mia personale top ten annuale per un pelo. A qualche settimana di distanza ecco un altro gioiellino targato Captured Tracks (l’etichetta guidata da mister Blank Dogs Mike Sniper), anche se in verità non siamo ai livelli della malatissima opera poc’anzi citata.
Abbastanza diverso è poi il contesto musicale: qui il dopo-punk si riveste di sapori pre-autunnali e agrodolci trame, si nutre di ossessioni non martellanti ma piuttosto di allucinazioni soavemente stordenti, fa l’occhiolino al twee-pop, cerca tenui raggi di luce in grado di infrangere l’oscurità piuttosto che scavare il buio a colpi di ritmiche assassine, chitarre affilate e velenosi sibili di synth. Il risultato fa pensare in maniera vaga ai Pains of Being Pure at Heart, con qualcosa dei mai troppo citati Felt (soprattutto quelli di inizio carriera), per non dire Cure (quelli più romantici) o anche Durutti Column (quando gli intrecci delle chitarre sono più fantasiosi e ricercati).
Questi i possibili riferimenti, ma i Minks vanno certamente oltre: brani come la stupenda “Life At Dusk” (sensuali sospiri di tastiera, ritmo insistente ma mai sugli scudi, atmosfera fortemente onirica) , la fragile “Our Ritual”, l’incorporea e chiaroscurata “Boys Run Wild” e la semi-acustica “Arboretum Dogs” (dove il torpore dream-pop fa spazio a una qualche urgenza vitalistica) non sono certo il frutto di un lavoro di mera emulazione.
Le voci ectoplasmiche, un po’ suadenti e un po’ pigre di Shaun Kilfoyle e Amalie Bruun si sovrappongono, si cercano e si sfiorano come amanti che non possono mai incontrarsi veramente ma che possono solo viversi nei loro ubriachi e storditissimi sogni.
Mentre spremono miele da vene avvelenate e rubano pezzi di vita alla notte.
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1. Kusmi
2. Out of Tune
3. Life at Dusk
4. Indian Ocean
5. Funeral Song
6. Our Ritual
7. Cemetary Rain
8. Bruises
9. Boys Run Wild
10. Ophelia
11. Juniper
12. Arboretum Dogs
Ascolta “Ophelia”