Prodotto da Peter Kember, membro fondatore dei gloriosi Spacemen 3, “Seek Shelter” è il culmine catartico della ricerca sonora, atmosferica, tematica e oseremmo dire anche filologica degli ex-adolescenti selvaggi che all’inizio degli anni “’10 incendiavano i nostri impianti con la furia nera del sorprendente “New Brigade”.
La nuova raccolta di inediti è ammantata di albeggianti sentori di un dopo apocalisse insieme distruttivo e rinfrancante, mescolando tinte noir, psichedelia sospesa tra pura carnalità e decadente svagatezza, echi di un britpop sgualcito rivisto sotto una luce convincentemente moderna, addirittura punte spiritual che spingono sempre verso un’epica quasi d’altri tempi eppure attualissima, restituendo una formula rotondissima e appassionata di rock bagnato in un oblio notturno di camere da letto fatte a pezzi, che non ha niente a che vedere con un maledettismo dai tratti vaghi e stereotipato, ma anzi affonda le radici in un vissuto in realtà pulsante e in una visione del mondo disincantata, di perdizione ma anche di purificazione, suggestioni che si alternano in un percorso a perdifiato tra furore e velluto da ballad postmoderna.
Un disco questo dei danesi Iceage che, mixando influenze apparentemente lontane eppure vicinissime, di chiaro stampo anglosassone, si rivela dai primissimi ascolti un un prodotto sonoro compatto e appassionato come davvero poche altre uscite degli ultimi tempi. Una perfetta colonna sonora per distruggere e rimettere insieme, per guardare le città crollare e, se non fondare un nuovo ordine, almeno riuscire a passare tra quelle macerie indenni, sorprendendosi ancora una volta di essere rimasti vivi.
Credit Foto: Jonas Bang