Quarto album per Matt Scottoline e i suoi Hurry. L’artista di Philadelphia che iniziò la sua carriera come bassista negli Everyone Everywhere, ha sin dal primo album ufficiale “Everything/Nothing” dimostrato una assoluta e incontestabile capacità  nel comporre ottimi brani, costruendo intorno a sè una vera e propria band con i fratelli DeCarolis (basso e batteria) a cui si è unito l’altro chitarrista Justin Fox.
Avevamo parlato più bene di questa band in un Weekly Radar che consigliamo vivamente a chi volesse approfondire le tappe che hanno portato la band all’album che trattiamo ora con molto piacere.

Dieci brani in quasi 39 minuti, sono il risultato dello sforzo di Scottoline di scovare un nuovo suono, un nuovo modo di esprimere la propria arte. Almeno trenta nuove canzoni furono scritte prima che l’artista di Philly trovasse il brano che segnasse un cambiamento. Da quel momento la nuova ispirazione ha prodotto il resto dell’album registrato in tre mesi tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. Problemi legati alla pandemia hanno ritardato di molto l’uscita del disco ma come si dice in questi casi “meglio tardi che mai”. Ci sono alcune deviazioni dallo standard artistico della band, piacevoli tra l’altro, come “Doomsday”, un bel proiettile che colpisce dritto il bersaglio, un classico   assaggio di quel pop punk che ci riporta agli anni ’90 americani.
Nonostante la voglia di cambiamento la band non ha resistito alla tentazione di riproporre la sempreverde “Oh Whitney”, brano compreso in “Everything/Nothing” forse il loro più conosciuto, quello che non manca mai nella scaletta dei loro concerti. Pulito dai suoni grezzi e sfuocati dell’esordio, “Oh Whitney” si ripresenta linda, ben truccata e pronta per farci provare di nuovo le belle sensazioni che questo brano riesce a  trasmettere.
Uno dei brani che più affondano i loro artigli nella mia sensibile carne è senza dubbio “In My Very Old Age”. Forse chiude l’album per lasciarti quel retrogusto che costringe a rimettere la puntina dall’inizio, come il famoso gioco dell’oca. Un Britpop che soddisferà  sicuramente il palato degli amanti del genere.

Ma si arrabbieranno i nostri amici di Philadelphia se dico che “(Sometimes I’m About It, And) Sometimes I’m Not There” potrebbe essere il nuovo singolo degli Oasis? Non credo, o almeno non conosco di una loro antipatia nei confronti della band di Manchester, magari ce lo faranno sapere!
Molto interessante il lavoro della chitarra solista che può uscire dal brano a testa alta, orgogliosa del notevole contributo donato.
“A Fake Idea” è un pezzo che riflette un periodo di Matt in cui la depressione e l’ansia s’impadronirono di lui. Il brano ha quella punta di tristezza che lo rende amabile. Il ritmo da ballata romantica ci porta invece ottimismo con quella bella accelerazione che ci aspetta poco dopo il primo dolce minuto.

Gli Hurry possono sfilare alla cerimonia d’apertura delle olimpiadi giapponesi portando alta la bandiera del Guitar Pop. Una bella medaglia se la portano a casa anche a questo giro.

Credit Photo to: Rachel Del Sordo