Nel 1996 gli svedesi Cardigans erano molto più che una “semplice” promessa del pop locale. Se il loro primissimo album, “Emmerdale” aveva fatto incetta di vendite in Patria e in quel Giappone che spesso e volentieri manifesta grande fiuto per certe produzioni di matrice pop, già  con il successivo “Life” (sorta di riedizione del debutto amplificato e pensato per il più vasto mercato europeo) il gruppo fondato dal chitarrista Peter Svensson e il bassista Magnus Sveningsson e capitanato dalla splendida Nina Persson, aveva mostrato di possedere talento compositivo e tante frecce al proprio arco.

Ora, a distanza di un solo anno da quel piccolo exploit, i Nostri con “First Band on the Moon” volevano non solo replicare il successo ottenuto con pieno merito, ma pure provare a giocarsela con tanti epigoni coevi che stavano infiammando le classifiche internazionali, fieri esponenti di quel manifesto sociale e musicale definito britpop.

Già , perchè i Cardigans pur provenendo da una Terra che tanto aveva offerto alla storia del pop (un nome su tutti: i mitici Abba), sembravano guardare altrove, declinando la loro musica su differenti versanti, miscelando sapientemente il tutto con il rock di matrice alternativa, che traeva ancora linfa dagli anni ottanta ma al contempo era ben proiettato nel decennio in corso, pienamente in linea con determinate istanze creative.

Gli ingredienti vincenti del capitolo precedente si sentono eccome ma il piede viene premuto ancora maggiormente sul versante melodico, con ritornelli a presa istantanea ed efficaci trame chitarristiche, sulle quali si incastrano in maniera perfetta gli inserti elettronici (con protagoniste le tastiere di Lasse Johansson) e le linee vocali di Nina.

La scaletta non smentisce le buone intenzioni, e sin dall’iniziale “Your New Cuckoo” si sente la diretta ascendenza con quel piccolo capolavoro che risponde al nome di “Carnival”, brano trainante del suo predecessore: emerge infatti un’irresistibile atmosfera vintage e un mood d’annata che ben si confà  al combo svedese.

Le cose però già  cambiano con la traccia successiva, la conturbante “Been It”, uscita pure come singolo, che cattura l’attenzione con un ritornello incisivo a contornare un apparato deliziosamente pop-rock.

Suggestioni oniriche definiscono “Heartbreaker”, baciato da un arrangiamento ad hoc che conferisce una giusta dose di raffinatezza; altrove i giri del motore aumentano senza mai far deragliare una macchina che, strada facendo, giunge alla miglior prestazione possibile, almeno per i mezzi tecnici di cui disponeva allora.

Passano così in rassegna la nervosa “Never Recover”, che suona come degli Stereolab sotto anabolizzanti (grazie anche al preciso drumming di Bengt Lagerberg), la sinuosa e vagamente obliqua “Step on Me” e una cover dei Black Sabbath (come già  successo in “Life”), d’altronde Svensson e Sveningsson da adolescenti suonavano in una band heavy metal.

Sono tutti episodi che evidenziano un’acquisita competenza compositiva, e uno stile non propriamente originale ma comunque interessante e di buona prospettiva per il futuro; non dimentichiamo che all’epoca di questo disco l’età  media della band superava da poco i vent’anni.

Tuttavia, se ci troviamo qui a celebrare “First Band on the Moon” è anche perchè a un certo punto ci fu un fattore X che fece sparigliare le carte e decretare il primo successo su larga scala del quintetto: “Lovefool”, frizzante e appiccicosa ballata, aveva in effetti tutto per scalare le classifiche mondiali (raggiunse addirittura la vetta nella “Billboard Hot 100”); a ciò contribuì in maniera decisiva il suo inserimento nella colonna sonora di uno dei film più famosi dell’epoca, “Romeo + Juliet” con l’astro nascente Leonardo Di Caprio.

Fu un disco questo che migliorò in genere la performance di Nina Persson e soci, ma in fondo quello dei Cardigans   avrebbe potuto essere solo uno dei tanti nomi usciti a metà  degli anni novanta poi caduti precocemente nell’oblio.

Fortunatamente per loro non sarà  così, e le felici premesse di questo lavoro saranno assolutamente confermate dal successivo “Gran Turismo”, che segnò un ulteriore salto di qualità , divenendo il titolo più rappresentativo di un’intera carriera dipanata, non senza qualche incidente di percorso, fino ai giorni nostri.

Data di pubblicazione: 30 settembre 1996
Tracce: 11
Lunghezza: 39:01
Etichetta: Stockholm Records/Mercury
Produttore: Tore Johansson

Tracklist
1. Your New Cuckoo
2. Been It
3. Heartbreaker
4. Happy Meal II
5. Never Recover
6. Step on Me
7. Lovefool
8. Losers
9. Iron Man
10. Great Divide
11. Choke