Dopo il più pulitino ma non disprezzabile “Hush” gli Asobi Seksu provano con questo “Fluorescence” a rimettersi in gioco, alla ricerca di una identità che probabilmente era andata smarrita.
Su di loro incombe l’ombra dello scintillante “Citrus” (seconda prova in studio dei newyorkesi), uno dei migliori album in ambito dream/shoegaze degli anni 2000, che piacque al primo ascolto e ancora oggi non ha perso nulla del suo agrodolce fascino a base di rumore e sincero sentimentalismo. La scommessa è tutto sommato vinta. Gli Asobi forse non stupiscono più come una volta ma questo pugno di sogni storditi riesce ancora ad ammaliare e cullare, tra raffinati abbandoni melodici e fiumi in piena di distorsioni, sciami luminosi, schegge digitali e ritmi scoppiettanti, che mai affossano le preziose linee vocali della minuta ma indomita Yuki Chikudate. Si apprezza dunque la palese vitalità e la voglia di rinnovarsi degli Asobi, che ora sfoggiano un suono un po’ più caotico e spumeggiante del passato ma mai pienamente deragliante.
I contorti onirismi di “Coming Up”, le melodie celestiali di “Trails”, l’imprevedibile “Leave The Drummer Out There” (partenza schizofrenica a base di continui controtempi, languidissima parte centrale e inattesa coda galoppante che non c’entra niente col resto) e la romanticissima “Pink Light” sono tutti segnali più che positivi di una band che ha ritrovato se stessa.