Attivi ormai dal lontano 2006, i fratelli Ian e James Felice, qui in formazione a quattro insieme alla bassista Jesske Hume e al batterista Will Lawrence, ritornano con un nuovo album, il loro ottavo (a cui se ne aggiungono numerosi altri autoprodotti): registrato a Harlemville, NY in una chiesa del diciannovesimo secolo e prodotto dagli stessi Felice Brothers, questo nuovo disco vede come ospiti due terzi dei Bright Eyes, Nathaniel Walcott alla tromba e Mike Mogis (che si è occupato anche del mixing) alla pedal-steel.
Già dall’iniziale “Jazz On The Autobahn” l’interesse si fa alto: la voce di Ian, il cui stile, tra parlato e cantato, ci ricorda quello di Craig Finn degli Hold Steady, è qui elegantemente accompagnata dal suono del piano, mentre la sezione ritmica aggiunge vivacità al brano e la tromba di Walcott disegna splendide melodie.
Poco più avanti “All The Way Down” si apre con quelle atmosfere cupe ma incredibilmente intime tanto care ai nostri amati Other Lives: l’intervento del marxophone di Mogis poi non fa altro che dare una maggiore sensibilità ai già delicati vocals del frontman e chitarrista della band proveniente dallo stato di New York.
“Valium”, invece, ha sapori country: passionale e pieno di un calore capace di scaldare i cuori, il brano ha un coro delicato e decisamente puro.
Se “Celebrity X” prende chiare influenze da Bob Dylan, la lunghissima (oltre otto minuti) “We Shall Live Again”, malinconica e morbida, chiude il disco in maniera riflessiva parlando del circolo della vita, citando Hegel e Proust e facendo rimare Francis Of Assisi con “the fans of AC/DC”.
Un album elegante, solido, prezioso e interessante da ascoltare più volte per scoprire l’anima gentile del gruppo statunitense: la loro strada sembra essere ancora lunga.
Photo Credit: Lawrence Braun