Alan Brown è uno di quegli artisti che, una volta conosciuti, diventano dei piccoli eroi della nostra esistenza. Si, non stiamo esagerando e l’ascolto del suo ultimo album “Revolt Against An Age Of Plenty” vi convincerà dell’affermazione appena scritta, parole che andrebbero incise su una pietra tanto sono ricche di verità .
Alan è stato il cantante e bassista dei bIG*fLAME, la band di Manchester attiva tra il 1983 e il 1986 che può vantare la sua presenza nella mitica compilation C86 del NME e ben quattro sessioni di registrazione al John Peel Show. Addirittura adorati da Richie Edwards dei Manic Street Preachers che li ha definiti la loro band di riferimento anche se “non potevamo suonare i loro pezzi perchè erano troppo d’avanguardia“.
The Great Leap Forward è quindi il progetto solista di Brown che pubblica il suo quarto album. Un’avventura che è iniziata nel lontano 1988 mentre sono passati nove anni dal suo penultimo album “This Is Our Decade Of Living Cheaply And Getting By”.
Sono ben tredici i brani, quasi un’ora di musica brillante, potente, riff di chitarra autorevoli e melodie che rianimano la nostra anima. Come un’aquila rinchiusa in una gabbia, i testi di Brown sono energia pura che chiedono solo di essere liberati, sono una denuncia contro il potere dei media, un invito a scavare la superficie liscia del mondo effimero per cercare risposte profonde. Nella title track Alan tocca questi scomodi argomenti, una serie di “I don’t need” che fanno riflettere. “Giving Back Is Good For you” è una piccola guida per piccole azioni quotidiane che miglioreranno te stesso e il paese di cui dovresyi essere orgoglioso.
Troviamo una bella versione di “dEBRA”, l’unico brano non inedito e ripescato dalla discografia dei bIG*fLAME e una splendida “A Life More Ordinary” che spicca a fatica tra un gruppo di canzoni davvero avvincenti.
Giudizio decisamente positivo per quest’album che ha radici ben salde nel passato ma che è tremendamente moderno, per i temi trattati e per una produzione curata ed estroversa.