Mi capita sovente, nel faticare a riconoscere una band che ho amato a lungo, di rifugiarmi nel calore dei primi album, quando magari una vera carriera era ancora lontana dal realizzarsi, e di acceso e autentico c’era quel sogno di riuscire a vivere e realizzarsi con la propria musica.

Il caso degli U2 è emblematico in tal senso, con Bono e compagni che da anni sembrano aver smarrito la scintilla creativa, quella ventata di freschezza e novità , a lungo tenuta viva durante un percorso che affonda le sue radici in un’epoca ormai remota, se consideriamo che i primi vagiti del mitico quartetto irlandese risalgono a ben quarantacinque anni fa.

Fisiologico, mi direte, oltre che applicabile alla maggior parte degli artisti capaci di issarsi proprio in cima alla piramide del successo, ma nondimeno portatore di amarezza e di una certa delusione, se vogliamo parlare dal punto di vista meramente artistico.

Chiusa la parentesi personale, un buon gancio per andare a riassaporare i frutti primordiali, magari ancora acerbi – come potrebbe essere altrimenti, visto che nella fattispecie al periodo The Edge, Larry Mullen, Adam Clayton e il già  citato Bono veleggiavano spavaldi tra i 20 e 21 anni di età  – della loro vicenda musicale, è dato dal recupero dell’ascolto di “October”, capitolo numero due del gruppo, uscito esattamente quarant’anni fa, il 12 ottobre 1981.

Gli U2 venivano da “Boy”, un esordio altamente promettente, intriso di genuinità  e intensità , che sin dal titolo ne metteva in evidenza la natura giovanile, con tutto il corredo di emozioni portato dietro con se’: l’esuberanza, la sfrontatezza a tratti ma anche, in maniera persino sorprendente, una grande profondità  e una consapevolezza del proprio valore e dei suoi intenti e significati, da veicolare a un pubblico che aveva accolto molto favorevolmente canzoni trascinanti come “I Will Follow” o “A Day Without Me”.

Un debutto che non passò certo inosservato e che finì per accelerare il senso di attesa da rivolgere al successivo lavoro che, da consuetudine dell’epoca, non sarebbe tardato ad arrivare.

“October” però, sin dal primo ascolto, confondeva un po’ l’ascoltatore, non mantenendo elevato il senso di pathos e irruenza che si avvertivano in genere nel disco precedente.

Al contrario si presentava ben più intimista, riflessivo e, nonostante alla prova dei fatti fosse trascorso meno di un anno dalla prima pubblicazione sulla lunga distanza (con canzoni scritte quasi senza soluzione di continuità , considerando l’impegno profuso in un primo lungo ed estenuante tour, fondamentale tuttavia per accrescerne la fama), i quattro ragazzi erano maturati in modo evidente in questo breve lasso di tempo.

Le tematiche infatti ora andavano ad abbracciare argomenti come la spiritualità , la religione in senso stretto (con Bono e The Edge al periodo appartenenti alla setta “Shalom”, fatto che mise in serio pericolo gli equilibri all’interno della band) e tutt’al più relativi alla sfera umana e personale, specie del leader, ancora un po’ lungi dall’acquisire quella piena sicurezza sul da farsi e alle prese, tra l’altro, con una prima forte crisi esistenziale.

Fantasmi del passato, ansia del presente e timore del futuro albergavano in lui: stati d’animo e difficoltà  che saranno però affrontati nel migliore dei modi e introiettati appieno in questi undici brani, che finiranno così, in maniera probabilmente inconsapevole, per diventare terapeutici, oltre che necessari per indirizzare e assecondare un nuovo corso per gli U2.

Tornando al focus dell’articolo e vedendo più da vicino il disco in oggetto, la (famosissima) traccia d’apertura è paradigmatica del nuovo tratto spirituale in seno al suo già  carismatico frontman: “Gloria” suona (ed è magnificamente interpretata) come una vera preghiera, e tale suggestione sarà  presente anche altrove.

Pensiamo ad esempio anche alla graffiante “I Threw a Brick Through a Window”, in cui emerge un lirismo notevole se rapportato all’età  dei protagonisti, e alla struggente carica emotiva di “Tomorrow”, che rimembra i tristi giorni del funerale della mamma di Bono, e il suo senso di totale smarrimento.

E che dire degli accorati toni rock-soul dell’emblematica  “With a Shout (Jerusalem)”?

Sono tutti tasselli di un mosaico, che per il resto si compone di brani che lasciano intravedere una nuova fulgida evoluzione, di stile e di linguaggio, con i primi sguardi rivolti altrove, a quanto sta succedendo nella natia Irlanda – e a Dublino in particolare – e nel resto del mondo, con una consapevolezza sociale e politica in via di formazione ma già  presente; un particolare divenuto poi tratto distintivo da lì in avanti, sin dalle memorabili note iniziali del successivo “War”.

Il mezzo espressivo in questa prima parte di carriera, per trasmettere quel senso di rivalsa e di frustrazione, e per mettere in evidenza differenze e ingiustizie, è dato da un rock debitore del post- punk, che si avvale di un ritmo incalzante dove la sezione ritmica la fa da padrone (come nella fervente “Stranger in a Strange Land” o nell’impetuoso singolo “Fire”), ad accompagnare un canto sempre appassionato.

Ma se concettualmente “October” è un lavoro che segue quasi pedissequamente gli umori e le variazioni ondivaghe di Bono, è giusto rimarcare come proprio da questo album inizi ad emergere fragorosamente anche lo stile compositivo del chitarrista The Edge, che diverrà  poi riconoscibilissimo, unico, autentico marchio di fabbrica del gruppo.

Ho sempre ritenuto fosse quantomeno ingeneroso relegare “October” nei bassifondi della discografia degli U2, a fungere da anello debole della loro sfavillante prima produzione: non raggiungerà  certo i picchi emotivi di “War” e non possiederà  la freschezza insita in “Boy” ma funge da utile lavoro di transizione tra i due titoli in questione.

Fu anzi, a conti fatti, un disco assolutamente necessario in quel contesto storico così delicato per la band e, forse, l’unica maniera possibile, per tradurre quello che i Nostri stavano vivendo sulla propria pelle, era proprio quella di affidarsi in pieno a canzoni di tale fattura.

Superato quel momento, e facendo quadrato insieme, la strada per gli U2, da allora più forti e compatti che mai, sarebbe stata decisamente in discesa verso traguardi che parevano inimmaginabili solamente qualche anno prima, ma in realtà  assolutamente in linea con il loro enorme talento e potenziale.

U2 ““ October
Data di pubblicazione: 12 ottobre 1981
Tracce: 11
Lunghezza: 41:30
Etichetta: Island Records
Produttore: Steve Lillywhite

Tracklist
1. Gloria
2. I Fall Down
3. I Threw a Brick Through a Window
4. Rejoice
5. Fire
6. Tomorrow
7. October
8. With a Shout (Jerusalem)
9. Strange in a Strange Land
10. Scarlet
11. Is That All?